Famiglia

Mediazione familiare, al centro le relazioni con i figli minori

La riforma del processo civile codifica lo strumento, nella convinzione che rappresenti una strada per arrivare a una effettiva soluzione del conflitto tra i genitori

di Giorgio Vaccaro

Il disagio generato nei partner dalla crisi della coppia rischia di mettere ai margini la tutela dei figli minori e delle relazioni con loro. La mediazione familiare offre l’occasione di riportare al centro proprio l’interesse dei figli e i rapporti dei genitori con loro.

Una finalità in linea con due principi collegati. Si tratta del diritto di ogni figlio a mantenere rapporti significativi con entrambi i genitori. E poi della responsabilità genitoriale disciplinata dai Codici, che ricorda a entrambi gli ex partner il loro obbligo più rilevante: quello di assicurare ai figli comuni una crescita, la più serena ed equilibrata possibile.

Nell’esperienza pratica, nelle famiglie in crisi sono frequenti accuse e minacce tra i partner. Si tratta di situazioni che possono scatenare una “reazione” dei figli, che può manifestarsi in modo diverso da caso a caso ma che rappresenta comunque un segnale del fatto che si è superata la soglia della sopportazione.

È sovente proprio questa reazione dei figli, con l’allarme che genera nei genitori, a portare questi ultimi a rivolgersi alla mediazione familiare.

Ora la riforma del processo civile codifica la mediazione familiare, nella convinzione che rappresenti una strada per arrivare a una effettiva soluzione del conflitto tra i genitori. Per dare una reale chance alle coppie in crisi di trovare un accordo, la riforma afferma l’importanza della serietà del percorso di formazione dei professionisti che la applicano.

Viene confermata inoltre l’impossibilità di attivare un percorso di mediazione familiare in modo obbligato, essendo il successo di questa via connesso intimamente a una adesione volontaria al percorso mediativo. E viene esclusa la possibilità di ricorrere alla mediazione familiare nei casi di violenza. Ma, aldilà di questi “paletti”, la riforma preme perché sia sempre più diffusa l’informazione e la consapevolezza di quanto questo approccio sia efficace per arrivare a impostare una gestione della genitorialità che sia “funzionale”, pur nel corso della crisi di coppia.

L’accordo mediativo rappresenta il “punto di arrivo” del percorso che porta a un nuovo modo di vedere il partner dal quale ci si sta separando, anche se in ipotesi il conflitto possa continuare per motivi economici. L’ex partner diviene infatti l’altro genitore di un figlio in comune, con il quale occorre mantenere il rapporto per il benessere del minore. Sembra una semplice evidenza ma, nel contesto della crisi di coppia, è un approccio che è difficile coltivare. Eppure è l’unico che garantisce ai figli di mantenere i rapporti con entrambi i genitori.

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