Penale

All’esame tre nuove proposte di legge per rinforzare le tutele

I testi presentati al Senato da Lega, Pd e M5S sono al vaglio delle commissioni

di Guido Camera

L’interpretazione estensiva che la giurisprudenza ha dato della riforma del 2020 ha dato origine alla presentazione di tre nuove proposte di modifica a opera dei senatori Andrea Ostellari (Lega), Dario Parrini (Pd) e Vincenzo Santangelo (M5S).

La prima, in ordine temporale di presentazione, è quella della Lega, ed è anche la più radicale: essa mira a circoscrivere la punibilità della condotta ai soli casi in cui il funzionario pubblico ometta di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto. Viene pertanto espunta la possibilità di far scaturire accuse penali in relazione a ogni atto della pubblica amministrazione che non sia viziato da un conflitto di interesse personale di chi lo abbia compiuto: conflitto di interesse che dovrebbe per di più avere un’incidenza causale diretta e decisiva sull’atto amministrativo.

Gli altri due disegni di legge, pur con tecnicalità differenti – visto che quello del Pd interviene anche sull’articolo 323, mentre quello del M5S solo sul Testo unico degli enti locali – si focalizzano sulla posizione dei sindaci, confinando le loro responsabilità nella violazione di doveri di controllo e protezione che sorgono direttamente in capo al vertice del Comune.

Le proposte sono all’esame congiunto delle commissioni Affari Istituzionali e Giustizia del Senato.

Il cammino di questo nuovo percorso di riforma sarà probabilmente influenzato dallo sviluppo della giurisprudenza: se si radicasse l’orientamento da ultimo adottato dalla Cassazione con la sentenza 13136/2022, l’esigenza di un nuovo intervento potrebbe risultare meno impellente. Diversamente, un nuovo intervento legislativo, più radicale rispetto a quello del 2020, potrebbe essere una soluzione urgente per evitare quella “burocrazia difensiva” stigmatizzata dalla Corte costituzionale come freno al rilancio del Paese.

In questo scenario, una possibile soluzione potrebbe essere rappresentata dall’introduzione di una causa di non punibilità specifica, rispetto al delitto di abuso di ufficio, di cui potrebbe beneficiare il pubblico funzionario che dimostri di essersi discostato da regole di condotta vincolate dalla legge per perseguire l’interesse pubblico. È vero che, così facendo, si rischierebbe di consentire un sindacato del giudice penale su un atto amministrativo: sindacato che sarebbe però circoscritto a una valutazione di favore che, unitamente al rafforzamento del divieto per il magistrato penale di estendere il proprio giudizio sull’esercizio della discrezionalità amministrativa, potrebbe sconfiggere la “paura della firma”, lasciando comunque ferma la possibilità di perseguire gli abusi più gravi.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©