In sintesi, secondo i giudici delle leggi l'abrogazione del reato di abuso di ufficio da parte del legislatore italiano non solo non contrasta con la Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione (la cosiddetta Convenzione di Mérida), ma neppure è consentito alla Corte costituzionale di operare interventi che finirebbero con produrre un effetto in malam partem e cioè [ri]espansivo della punibilità.
Con la sentenza n. 95 del 2025, la Corte costituzionale torna a occuparsi dell'abuso d'ufficio (articolo 323 del Cp), stavolta dopo l'intervenuta abrogazione del reato, avvenuta per effetto dell'dell'articolo 1, comma 1, lettera b), della legge 9 agosto 2024 n. 114.
La decisione e l'esclusione dei dubbi di costituzionalità
Le ordinanze di rimessione, sotto vari profili, avevano evocato plurime ragioni di contrasto dell'abrogazione del reato con i parametri di costituzionalità (articoli 3, 11, 97, 117, comma 1), ma la Corte ha respinto tutti i dubbi di costituzionalità...