Commercialisti in sciopero, udienze tributarie sospese per otto giorni
I sindacati dei commercialisti hanno proclamato lo sciopero della categoria. L’iter per la protesta è partito sabato, con l’invio della comunicazione a enti e istituzioni da fare obbligatoriamente almeno 15 giorni prima dell’astensione, l’annuncio ufficiale è arrivato ieri.
Il 30 settembre sarà il primo giorno di protesta, che si concretizzerà attraverso due distinte azioni: non versare l’F24 in scadenza relativo al solo professionista – una decisione presa per non mettere in difficoltà i clienti – e non partecipare alle udienze in commissione tributaria per otto giorni.
L’astensione dal versamento dell’F24, dove di fatto i professionisti non verseranno quanto da loro dovuto all’erario, si concluderà alla mezzanotte del 1° ottobre; l’assenza dal contenzioso tributario, invece, andrà avanti per otto giorni (fino al 7 ottobre compreso).
«Lo slogan di questa protesta – chiosa il presidente dell’Ungdcec Daniele Virgillito è “I commercialisti non pagano le tasse”; una decisione che non crea reali difficoltà ma che ha un rilevante significato simbolico».
La decisione di scioperare è stata condivisa da nove sigle sindacali (Adc, Aidc, Anc, Andoc, Fiddoc, Sic, Unagraco, Ungdcec, Unico), un segnale importante di una ritrovata unità di categoria; un accordo che sottolinea il disagio diffuso dei commercialisti, che con gli Isa è arrivato a un punto di rottura.
«La scadenza per il pagamento degli Isa è il 30 settembre – sottolinea Maria Pia Nucera, tesoriere dell’Adc – e ancora non sappiamo dire ai clienti quanto devono pagare; gli studi sono veramente al collasso, una situazione come quella di oggi non si era mai vista».
A far arrabbiare i commercialisti e i loro sindacati , spiega il presidente dell’Aidc Andrea Ferrari «è lo sconcertante disprezzo verso lo Statuto del contribuente dimostrato dalle istituzioni, il pericolo che stimo correndo, per ora percepito dai commercialisti e poco dai clienti grazie al nostro filtro, - prosegue Ferrari - è quello di uno Stato di polizia fiscale».
Nell’indire lo sciopero i commercialisti chiedono un rinvio degli Isa (gli indici sintetici di affidabilità fiscale), o una loro applicazione facoltativa, il rispetto dello Statuto del contribuente e di essere consultati durante la formulazione di norme e procedure che li riguardano.
Sugli Isa, che da quest’anno vanno a sostituite gli studi di settore, bisogna ammettere ci sono ancora diverse incertezze: alcuni dati precaricati dal sito dell’agenzia erano sbagliati ed hanno imposto di rifare i conti, inoltre le ultime circolari esplicative sono uscite una a metà à agosto e l’altra il 9 settembre, molto a ridosso della scadenza dei pagamenti prevista per il 30 settembre (data già prorogata); ci sono poi delle anomalie nei risultati che compromettono il voto finale (un caso è quello dei costi residuali di gestione).
«Ciò che in realtà stiamo chiedendo – sottolinea Marco Cuchel presidente dell’Anc – è di essere rispettati come categoria, di poter lavorare con regole certe che siano stabilite almeno un anno prima - e aggiunge - il sistema deve cambiare e lo sciopero appena indetto è solo il primo passo».
Cosa accadrà il 30 settembre è presto per dirlo, anche se i sindacati sembrano convinti che questo sciopero si farà «Stiamo ricevendo molti messaggi di appoggio - racconta il presidente di Unagraco Gabriele Diretto - la categoria è esasperata, e se noi sindacati siamo uniti possiamo portare a casa dei risultati concreti».
Secondo il presidente dei commercialisti Massimo Miani i sindacati hanno accolto il disagio degli iscritti e hanno ritenuto la misura colma. «Una decisione presa - aggiunge Miani - dopo i tanti vani tentativi fatti per sensibilizzare il governo e le Entrate sulle difficoltà che la categoria sta vivendo».
Già nel febbraio 2017, i commercialisti avevano indetto uno sciopero, all’epoca il problema era lo spesometro; un accordo in extremis con il ministero dell’economia aveva però fatto rientrare la protesta. Questa volta, però, la categoria non intende tornare sui suoi passi se non ottiene qualcosa di concreto, e dato che il nuovo Governo si è insediato da pochi giorni i tempi per trovare un accordo sono ridotti.