Con la sentenza numero 73 depositata in data odierna la Corte costituzionale ha dichiarato non fondata in riferimento all'articolo 27, terzo comma, della Costituzione la questione di legittimità costituzionale sollevata dal Tribunale di sorveglianza di Palermo in relazione alla misura dell'espulsione alternativa alla detenzione, prevista dall'articolo 16, comma 5, del decreto legislativo numero 286 del 1998 per lo straniero detenuto, identificato, che debba scontare una pena residua inferiore ai due anni di reclusione per reati non di particolare gravità, e che si trovi in una condizione di irregolarità del soggiorno.
La Consulta si pronuncia sulla conformità ai parametri costituzionali (articoli 3 e 27, comma 3, Costituzione) dell'espulsione quale sanzione alternativa alla detenzione disciplinata dall'articolo 16, comma 5, del Dlgs 25 luglio 1998 n. 286 (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero), a ciò sollecitata da un'ordinanza del Tribunale di sorveglianza di Palermo.
Il giudice palermitano dubitava, infatti, della costituzionalità della...
I punti chiave
- Il caso delibato dal tribunale palermitano riguardava il caso di uno straniero detenuto con un percorso di reinserimento sociale già positivamente avviato
- La Corte costituzionale disattende la prospettazione del giudice rimettente, ribadendo l'impostazione ormai consolidata sulla natura e sulle finalità dell'espulsione
- Nell'ordito motivazionale, la Corte disegna lo statuto delle garanzie processuali e sostanziali che devono circondare l'applicazione dell'espulsione
- Il giudice italiano è tenuto a interpretare la disciplina interna in termini tali da assicurarne la conformità al diritto dell'Ue e alla Cedu
- Il nuovo volto dell'espulsione: nessun automatismo bensì una valutazione discrezionale operata dal giudice con un bilanciamento di valori
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di Giulio M. Salerno - Professore ordinario di diritto costituzionale presso l'Università di Macerata