Civile

Il contributo unificato errato non cancella la causa

Dopo la mobilitazione degli avvocati cancellata la disposizione che puntava a colpire l’aumento dell’evasione

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di Giovanni Negri

Cancellata la norma che escludeva l’iscrizione a ruolo della causa in caso di mancato o inesatto pagamento del contributo unificato. Una disposizione che aveva da subito incontrato la drastica avversità dell’avvocatura con una mobilitazione che ha coinvolto tutte le rappresentanze , oltre al Consiglio nazionale forense.

Quest’ultimo, infatti, ne aveva immediatamente contestato la legittimità costituzionale, sostenendo che «la giurisprudenza costituzionale ha a più riprese dichiarato l’illegittimità delle norme che condizionano l’esercizio dell’azione ad adempimenti ulteriori e che nel bilanciamento tra l’interesse fiscale alla riscossione dell’imposta e quello all’attuazione della tutela giurisdizionale, il primo è già sufficientemente garantito dall’obbligo imposto al cancelliere di informare l’ufficio finanziario dell’esistenza dell’atto non registrato, ponendolo così in grado di procedere alla riscossione».

Inoltre da tenere presente ci sono, sottolineava il Cnf, anche i ripetuti disservizi dei server giustizia, per effetto dei quali «una disposizione di tal tenore finirebbe con il determinare ingiustificabili decadenze in caso di non corretto funzionamento degli stessi, meri errori o sviste».

E per l’Ocf la misura , con il pretesto di combattere l’evasione si dimostrava punitiva nei confronti non tanto verso l’avvocatura quanto verso gli utenti, «con il risultato che chi ha meno disponibilità economiche potrebbe rinunciare a chiedere giustizia, un ritorno al Medioevo».

La norma, nelle intenzioni, puntava a contrastare l’evasione dal versamento del contributo in «progressivo aumento», per effetto dell’entrata a regime del processo civile telematico e, nello stesso tempo, avrebbe permesso di smaltire il cospicuo arretrato accumulato nel «magazzino dei crediti di giustizia nell’intervallo 2015-2020», proprio per le complesse procedure di recupero del degli omessi pagamenti del tributo.

In una nota i senatori del Movimento 5 Stelle rivendicano la cancellazione della misura con un loro emendamento ricordando che la lotta all’evasione non può diventare occasione di denegata giustizia e che «fermo restando il dovere di tutti i cittadini di rispettare le leggi e versare quanto dovuto alle casse dello Stato, sarebbe stato un errore spostare sugli uffici giudiziari un onere che oggi è in capo all’Agenzia delle Entrate».

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