L’avvocato generale della Corte Ue: stipendi dei giudici tagliabili per la crisi
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A chiedere l’aiuto degli eurogiudici, la Corte amministrativa suprema del Portogallo, dopo essere stata chiamata a risolvere una controversia tra l’associazione sindacale dei giudici portoghesi e la Corte dei conti nazionale.
Al centro della vicenda c’è la riduzione degli stipendi del settore pubblico e, quindi, anche dei magistrati, decisa per dare attuazione alle misure di austerity imposte da Bruxelles. Queste misure potrebbero apparire in contrasto con l’articolo 19 del Trattato Ue che assicura il diritto alla tutela giurisdizionale effettiva e con l’articolo 47 della Carta dei diritti fondamentali Ue sul principio dell’indipendenza dei giudici e il diritto a un ricorso effettivo.
Chiarita l’applicabilità della Carta, l’Avvocato generale fa propria, almeno in parte, la posizione della Corte europea dei diritti dell’uomo e stabilisce che il diritto di ogni persona a che la causa sia esaminata da un giudice indipendente include «la necessità che l’indipendenza dei membri di tale organo giurisdizionale venga garantita dal versamento a loro favore, tenuto conto delle responsabilità da essi assunte, di una retribuzione sufficientemente elevata e stabile». Questo anche per evitare rischi di interventi e pressioni esterne con effetti negativi sulla neutralità delle decisioni.
Detto questo, però, pur riconoscendo l’interazione tra indipendenza e retribuzione, l’Avvocato generale sostiene che la retribuzione dei giudici non può essere avulsa dalla realtà economica e sociale e «segnatamente dal livello di vita media esistente nello Stato in cui gli interessati esercitano l’attività professionale».
Non solo. La stabilità ragionevole del reddito non vuol dire che lo stipendio sia immutabile.
Di qui la conclusione che in caso di «crisi economica di dimensioni notevoli» è ben possibile una «moderazione della retribuzione» anche se la compressione dello stipendio deve mantenersi entro «limiti ragionevoli» per evitare rischi di pressioni esterne.
Senza dimenticare – osserva Saugmandsgaard Øe – che i tagli hanno colpito tutti i dipendenti dell’amministrazione pubblica e non solo i magistrati e sono stati adottati dal potere esecutivo nazionale cercando di raggiungere un giusto equilibrio «fra l’interesse generale della collettività e l’interesse particolare dei giudici».