Giustizia

Mattarella: «Giustizia centrale per il Recovery»

Csm, sull’utilizzo corretto delle risorse a vigilare sarà chiamata la Procura europea: ieri il plenum ha espresso parere positivo sulle misure di attuazione in Italia

di Giovanni Negri

Anche in politica ci sono le riforme di sistema e poi gli interventi d’urgenza o comunque vincolati. Plastica dimostrazione ieri al Csm, dove nel primo plenum che ha visto la partecipazione della ministra della Giustizia Marta Cartabia e presieduto dal Capo dello Stato Sergio Mattarella, l’auspicio è stato quello di un intervento riformatore che investa tutto il Consiglio (il vicepresidente David Ermini si è augurato che presto Cartabia possa tornare in plenum per un confronto in vista di una riforma «tanto necessaria quanto attesa», dopo che pochi giorni fa è iniziato il dibattito tra i consiglieri sul parere sulla proposta di nuovo ordinamento giudiziario messa a punto dall’allora Guardasigilli Alfonso Bonafede).

Intanto Mattarella, che con Cartabia è stato giudice alla Corte costituzionale, sottolinea come «la guida del ministero della Giustizia è sempre di importanza primaria nella vita delle istituzioni del nostro Paese e lo è particolarmente in questo periodo sia per gli adempimenti nell’ambito del Recovery Plan sul settore della giustizia sia per quanto riguarda le attese di necessari e importanti interventi riformatori oggetto di confronto in Parlamento».

E sull’utilizzo corretto delle risorse del Recovery Fund, ma in generale su tutti i reati che coinvolgono gli interessi finanziari dell’Europa, a vigilare sarà chiamata la Procura europea, sulle cui misure di attuazione in Italia ieri il plenum era chiamato a esprimere un parere. Che è stato positivo, a larga maggioranza, ma con 3 astenuti, tra i quali spicca Nino Di Matteo.

Rispetto alle preoccupazioni della procuratrice europea Luara Kovesi, il suo vice è l’italiano Danilo Ceccarelli, per i ritardi dell’Italia nel dare attuazione all’istituzione del procuratore Ue, da poco giorni è stata formalizzata la proposta di Cartabia che prevede venti magistrati distrettuali, e nove sedi: Roma, Milano, Napoli, Bologna, Palermo, Venezia, Torino, Bari, Catanzaro. Nelle prime due sedi saranno 3 i Ped in servizio, nelle altre solo due. Si tratta, secondo il Csm, di una proposta «condivisibile, anche se andrà valutata nel tempo», visto che questi magistrati dovranno coordinare le indagini in ambiti territoriali molto vasti.

Cartabia però, nel suo intervento non ha nascosto la necessità di fare presto, proprio perché «i reati di matrice economica finanziaria che rientrano nelle competenze della Procura europea stanno diventando, e potenzialmente diverranno ancor più, oggetto di crescente vigilanza anche nella prospettiva della corretta gestione del Recovery Fund».

Per la ministra «occorre impedire che le distorsioni illecite nell’impiego dei fondi europei riducano il potenziale straordinario di crescita proprio di questa misura».

Se questo è il quadro, a risaltare ancora di più sono le riserve di un pubblico ministero non certo digiuno di esperienza nel contrasto alla criminalità organizzata. Di Matteo mette soprattutto in evidenza i rischi di una sovrapposizione di competenze con le autorità investigative italiane perché «sempre più le organizzazioni criminali, nella spasmodica ricerca di canali di riciclaggio dell’enorme flusso di denaro sporco derivante dalla commissione di reati “tradizionali”, pongono in essere condotte, anche di notevole complessità, in grado di ledere gli interessi finanziari dell’Unione».

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