Più imprese a rischio allerta inceppano l’attività degli Ocri
Per Bankitalia sale da 9.300 a 13mila il numero di aziende sottocapitalizzate
L’aumento del numero di imprese sottocapitalizzate farà lievitare le allerte previste dal Codice della crisi. Secondo uno studio effettuato dalla Banca d’Italia, potrebbero infatti essere 13mila le aziende a rischio segnalazione, contro le 9.300 stimate nel 2018.
Il meccanismo di emersione anticipata delle difficoltà aziendali previsto dal Dlgs 14/2019 (il Codice della crisi e dell’insolvenza) dovrebbe entrare in vigore il primo settembre. Ma potrebbero però esserci ulteriori proroghe.
Uno dei rischi maggiori è infatti che un numero eccessivo di allerte finisca per intasare e rendere meno efficace l’attività degli Ocri, i nuovi organismi di composizione assistita cui il Dlgs 14/2019 ha affidato il compito di aiutare le imprese ad emergere dalle difficoltà economiche-finanziarie fuori dalle aule dei tribunali e prima che la situazione di crisi diventi irreversibile.
Un lavoro delicato da cui dipende il successo dell’intero sistema dell’allerta che costituisce la stella polare della riforma disegnata dal Codice.
Lo studio di Bankitalia (effettuato da Tommaso Orlando e Giacomo Rodano) parte dal problema della sottocapitalizzazione, un’impasse storico delle imprese italiane che lo shock Covid ha aggravato. Nonostante gli aiuti statali abbiano attutito l’impatto della pandemia, la percentuale di imprese sottocapitalizzate nel 2020 ha superato il 12% (senza aiuti sarebbe arrivata al 14%), mentre nel 2018 era del 7,25 per cento. In numeri assoluti, si tratta di circa 82mila aziende, circa il 70% in più rispetto alle 48mila del 2018 (il riferimento è l’universo di 662mila società non finanziarie censite nel 2018).
A soffrire di più sono i settori legati ai servizi di alloggio e ristorazione, non solo perché maggiormente colpiti dalle restrizioni agli spostamenti ma anche perché già afflitti da sottocapitalizzazione. In questi ambiti la percentuale di aziende sottocapitalizzate potrebbe raggiungere il 42 per cento.
Dai dati emerge che la sottocapitalizzazione predice l’uscita dal mercato nel giro di tre anni, per più del 60% delle aziende, con una cessazione di attività o attraverso una procedura fallimentare (sul fatto che, quest’anno, il rischio fallimento potrebbe salire al 6% rispetto al 4,5% del periodo pre-Covid, con punte molto più alte per il settore del turismo, si veda il Sole 24 Ore del 10 febbraio scorso) .
Uno scenario negativo che non può non ripercuotersi sul sistema di allerta incrementando le imprese a rischio segnalazione, anche perché il primo degli indicatori della crisi d’impresa individuato dal il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti (cui il Dlgs 14/2019 ha affidato questo compito) è il patrimonio netto negativo.
Basandosi sul numero di società che sarebbero state tenute a nominare l’organo di controllo nel 2018 (117.000) e sull’aumento della percentuale di imprese sottocapitalizzate, Bankitalia stima che l’allerta potrebbe riguardare circa 13mila aziende. Un numero molto più elevato del previsto: se infatti si considera una percentuale di sottocapitalizzazione dell’8% (la media del periodo 2010-2018) le imprese in allerta sarebbero state infatti 9.300.
Lo studio restringe il campo alle società tenute alla nomina di un organo di controllo poiché il sistema dell’allerta coinvolgerà principalmente le società che per legge devono avere un organismo di vigilanza. Una platea che Dlgs 14/2019 ha inoltre ampliato, anche se l’allargamento è stato più volte prorogato e la scadenza attuale è l’approvazione dei bilanci 2021 (primavera estate 2022).
Questa data è fra l’altro successiva all’entrata in vigore del Codice della crisi (fissata al primo settembre 2021) e questo fa presagire che un’ulteriore proroga dell’operatività del Codice e del sistema di allerta sia molto probabile.