Sostenibilità e tassazione, verso una completa rappresentazione della contribuzione fiscale
La Direttiva (UE) 2022/2464 del 14 dicembre 2022 sulla Rendicontazione Societaria di Sostenibilità (CSRD), dovrebbe essere l'occasione per una sana standardizzazione anche in campo di reporting della fiscalità nell'ambito della sostenibilità.<br/>
La Direttiva (UE) 2022/2464 del 14 dicembre 2022 sulla Rendicontazione Societaria di Sostenibilità (CSRD), dovrebbe essere l'occasione per una sana standardizzazione anche in campo di reporting della fiscalità nell'ambito della sostenibilità.
Il quadro attuale della reportistica sulla variabile fiscale è caratterizzato dal proliferare di framework, questionari di rating e indici attraverso cui si irradia la crescente richiesta di dati e informazioni sia da parte di esponenti della società civile, sia da parte delle società di rating, sia da parte degli investitori.
La mancanza di standardizzazione sia sul contenuto, sia sulle modalità di pubblicazione del reporting richiede agli operatori uno sforzo di adeguamento e di compliance e al tempo stesso rende complesso, per gli analisti, il reperimento e il confronto dei dati. Obiettivo della Direttiva, invece, è proprio quello di rendere disponibili informazioni ESG che siano efficaci e comparabili.
Nel solco della Direttiva, la Commissione Europea dovrà emanare atti delegati per stabilire i Principi di Rendicontazione di Sostenibilità, avvalendosi della consulenza tecnica del Gruppo consultivo europeo sull'informativa finanziaria (EFRAG). A novembre 2022 l'EFRAG ha sottoposto alla Commissione Europea le bozze di dodici standard europei di reporting di sostenibilità (ESRS).
L'aspettativa e per certi versi l'auspicio degli operatori è che, a dispetto del laconico riferimento al tema della contribuzione fiscale contenuto nella bozza dello Standard S3, ci sia una rapida accelerazione che possa coniare un minimum standard.
L'accordo di cooperazione tra EFRAG e Global Reporting Initiative (GRI) - organizzazione che ha predisposto gli standard di rendicontazione di sostenibilità più utilizzati dalle imprese UE tra cui, in ambito fiscale, il GRI 207 - dovrebbe andare proprio in questa direzione. Un arretramento, peraltro, sembrerebbe poco allineato allo scenario attuale che, per via della Direttiva UE sul Public CbCR (Direttiva (UE) 2021/2101), vede i gruppi di imprese operanti negli Stati Membri obbligati a pubblicare i dati relativi alle imposte sul reddito.
D'altro canto, la reportistica di sostenibilità dovrà essere conforme, oltre che agli ESRS, alla Tassonomia Europea ( Regolamento (UE) 2020/852 e successivi lavori), nel cui contesto la buona governance della fiscalità sta assumendo il ruolo di condizione minima per qualificare un'impresa come sostenibile: l'aspettativa è che, per il tramite della Tassonomia, della fiscalità dovrà in ogni caso darsi conto nella reportistica di sostenibilità.
Per quanto riguarda i contenuti del reporting, bisogna rilevare che le forme di disclosure imposte finora ai gruppi di imprese, si concentrano solo sull'imposta sul reddito delle società e per di più su aspetti squisitamente quantitativi, ad eccezione di alcune indicazioni dello standard GRI-207. Le ragioni di questa focalizzazione, sebbene comprensibili da un punto di vista storico, sembrano cogliere solo una parte del tutto.
Basti pensare che nei paesi OCSE, in media, l'imposta sul reddito delle società genera il 10% del gettito fiscale totale, mentre in Italia l'incidenza di IRES e IRAP è rispettivamente del 5% e del 3%.
Se l'obiettivo del reporting è quello di concentrarsi sulla funzione sociale della contribuzione delle imprese e fornire informazioni rilevanti rispetto alla governance della variabile fiscale, sarebbe appropriato ampliare l'orizzonte di osservazione, comprendendo sia tutte le altre imposte subite dalle imprese ("Taxes borne" ossia tutte le imposte che costituiscono un costo per l'impresa anche se diverse dalle imposte sui redditi), sia le imposte prelevate dalle imprese per conto delle amministrazioni fiscali ("Taxes collected" - eg. IVA, Ritenute d'acconto etc.).
Queste ultime sono del tutto connesse con la tematica della contribuzione delle imprese alle comunità in cui operano. Esse sono espressione del valore generato presso tali comunità (i prodotti venduti, i redditi erogati) e peraltro sono indirettamente collegate al bilancio pubblico, in quanto sollevano le amministrazioni fiscali da una capillare attività di accertamento e riscossione.
Sia il World Economic Forum, sia le raccomandazioni sulla reportistica contenute nello standard GRI 207.4, hanno già considerato il valore sia delle tax collected, sia delle tax borne in ambito ESG. Queste due categorie rappresentano le componenti che costituiscono la contribuzione fiscale totale (Total Tax contribution o TTC) di un'impresa.
E' utile qui osservare che, nel contesto della crescente sensibilità delle imprese operanti in Italia per la trasparenza fiscale, testimoniata dal recente rapporto di EU Tax observatory "Tax transparency by multinationals", sempre più spesso il tax reporting si declina in un'accezione più ampia e completa, includendo anche i dati sulla Total Tax Contribution. Una tendenza già diffusa nel contesto europeo, come testimoniato dallo studio "Total tax contribution – a study of the largest companies headquartered in Europe" pubblicato annualmente dal European Business Tax Forum.
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*A cura di Fabrizio Acerbis e Antonio Borrelli, Tax Partner PwC TLS
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