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Smart Contracts: la potenzialità dei contratti basati sulla tecnologia blockchain

Nel settore finanziario gli smart contract vengono utilizzati per l'emissione di token o scambi di criptovalute, e per registrare transazioni che coinvolgono la proprietà degli asset senza intermediazione finanziaria. Alcuni tentativi sono in corso per utilizzare i contratti intelligenti anche nelle operazioni di fusione e acquisizione, per la liquidazione dei crediti, o per ridurre il tempo necessario per ottenere i beni depositati come garanzia attraverso un accordo di escrow automatizzato.

di Silvia Quintini*


La tecnologia blockchain è stata uno dei progressi tecnologici più discussi negli ultimi anni, così come le sue applicazioni: si tratta di un database distribuito (e aperto), strutturato in "blocchi", contenenti record di transazioni, i quali superano un processo di validazione e di crittografia prima di essere inseriti nella "catena", garantendo l'eliminazione di qualsiasi potenziale influenza umana e la riservatezza delle transazioni registrate. All'interno di questo sistema ogni operazione è tracciabile, ma non esiste, ad oggi, una regolamentazione o autorità centrale riconosciuta dagli utenti, che quindi effettuano transazioni in maniera autonoma e diretta.

In Italia, gli smart contracts sono definiti giuridicamente dal decreto-legge N. 135 (art. 8-ter, comma 2) come software per automatizzare l'esecuzione di determinati obblighi contrattuali codificati in linguaggio informatico, previa realizzazione di condizioni predeterminate, sottintendendo uno schema binomiale "if/then" tipico della blockchain. Lo smart contract deve essere in forma scritta e soddisfare i requisiti di validazione dell'identità delle parti coinvolte.

Oltre l'Italia, nell'Unione Europea solo Malta ha riconosciuto lo status giuridico di tali strumenti, inserendoli nella categoria "Innovative Technology Arrangement".

Negli Stati Uniti, il Tennessee, nel 2018 (Senate Bill N. 1662), ha fornito la definizione di smart contract, chiarendo che essi, eseguiti su un libro mastro elettronico, devono essere considerati validi, perché "non è possibile negare efficacia giuridica a un contratto solo perché è eseguito tramite uno smart contract".

Essi sono già stati applicati ad alcuni casi concreti, come le polizze assicurative parametriche, dove i pagamenti vengono effettuati automaticamente quando si verifica il rischio impostato dallo smart contract. Un esempio sono le polizze assicurative per viaggi aerei di Etherisc basate sulla piattaforma Ethereum: le interfacce di programmazione delle applicazioni forniscono informazioni sugli orari di partenza dei voli garantiti dalla polizza e, quando c'è un ritardo, lo smart contract fa scattare automaticamente il rimborso all'assicurato.

Nel settore finanziario gli smart contract vengono utilizzati per l'emissione di token o scambi di criptovalute, e per registrare transazioni che coinvolgono la proprietà degli asset senza intermediazione finanziaria.

Alcuni tentativi sono in corso per utilizzare i contratti intelligenti anche nelle operazioni di fusione e acquisizione, per la liquidazione dei crediti, o per ridurre il tempo necessario per ottenere i beni depositati come garanzia attraverso un accordo di escrow automatizzato.

Inoltre, tali operazioni sono spesso rallentate e rese più costose dalla partecipazione di avvocati, consulenti esterni e revisori: le aziende possono beneficiare dell'uso di blockchain e dell'intelligenza artificiale per velocizzare i processi e abbassarne i costi, ad esempio nelle attività di due diligence.

La tecnologia blockchain, dunque, sembra essere una struttura ideale poiché fornisce gli strumenti per sviluppare contratti innovativi e decentralizzati. Inoltre, gli obblighi contrattuali sarebbero più trasparenti rispetto ai meccanismi tradizionali, perché visibili a tutti i partecipanti della rete e, infine, poiché le transazioni registrate non sono modificabili o cancellabili, aumenta il grado di certezza e stabilità degli smart contracts.

Potenzialmente, l'unica terza parte ad intervenire potrebbe essere il programmatore o il fornitore di servizi che traspone il linguaggio naturale in linguaggio informatico.

Tuttavia, non tutte le clausole contrattuali possono essere automatizzate tramite schemi "if/then", quindi sarebbe corretto utilizzare uno smart contract per specifiche sezioni di un accordo più ampio, o per accordi poco complessi e altamente standardizzati come affitti o collaborazioni commerciali, registrazioni di opere di proprietà intellettuale, o di garanzie e fideiussioni.

In conclusione, la tecnologia blockchain potrebbe essere utile per molti aspetti della professione legale, il cui ruolo diventa quello di definire il contratto in modo corretto e semplice, facilmente trasponibile in linguaggio informatico, in modo che lo smart contract finito possa garantire un alto livello di affidabilità e sicurezza, eliminando gli errori di interpretazione. Dall'altro lato, resta il fatto che essa è ancora (fino a quando non verrà creata una regolamentazione più precisa) inevitabilmente soggetta a limitazioni tecniche e legali.

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*A cura di Silvia Quintini, Junior Associate di Marazzi & Associati

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