Professione e Mercato

ADR, tra Recovery Plan piano straordinario per la giustizia e riforma del processo civile

L'esigenza di migliorare l'efficienza della giustizia civile costituisce "<span id="U301020998623yoH" style="font-weight:normal;font-style:italic;">una delle principali raccomandazioni che l'Unione Europea ha rivolto all'Italia ed a cui sarà subordinata l'erogazione di una parte dei fondi del Recovery Plan"</span>

di Rita Salimbeni



"Il processo senza sentenza non implica un'abdicazione del giudice dalla propria funzione giudicante, ma semplicemente richiede una valutazione puntuale ed esperta della mediabilità e conciliabilità del singolo caso. Assicura la diversificazione delle modalità di offerta del servizio e degli strumenti impiegati a beneficio dell'interesse del cittadino e delle imprese in grado di assicurare l'effettivo raggiungimento degli obiettivi di qualità ed efficienza. Promuove la diffusione della cultura della mediazione come collante sociale, non solo per la riattivazione di una comunicazione interrotta fra le parti del conflitto, ma anche per la generale condivisione dei valori dell'autonomia, della consapevolezza e della responsabilità. Avvicina il cittadino alla giustizia, perché lo rende finalmente partecipe delle modalità di risoluzione del conflitto e fiducioso dell'adeguatezza di tale servizio rispetto alle sue esigenze. Promuove il progresso delle professioni dedicate al conflitto nella odierna complessità delle relazioni interpersonali, con la valorizzazione delle competenze dell'avvocato, parte necessaria delle procedure di mediazione. Sollecita, inoltre, il cambiamento della cultura di tutti gli operatori della giustizia con l'acquisizione di competenze più specifiche in ordine alle condizioni di mediabilità del contenzioso. Assicura, infine, la deflazione del contenzioso giudiziale con conseguente ottemperanza al principio della ragionevole durata del processo, risposta celere alle parti in lite, riduzione dei costi della giustizia, più elevata efficienza del servizio e maggiore fiducia da parte dell'utenza"

Sono queste le parole del Primo Presidente della Corte di Cassazione, Pietro Curzio, nella sua relazione durante la cerimonia di apertura dell'anno giudiziario, con cui ha rilanciato la necessità di una ulteriore valorizzazione della mediazione nelle possibili riforme nel settore civile. Un'eco importante all'appello dell'Avvocatura nazionale di una settimana fa: "Uscire rapidamente dalla crisi per tornare a dialogare di principi e riforme di un settore cruciale per la vita del nostro Paese: la Giustizia".

Questo, infatti, è quanto è emerso lo scorso 23 Gennaio, dalla delibera dell'OCF, Organismo Congressuale Forense, che ha richiesto un piano straordinario e ribadito quanto le ADR siano risultate strategiche, negli ultimi dieci anni, per la risoluzione pacifica delle liti.

Secondo gli ultimi dati contenuti nel rapporto 2020 del CEPEJ (Commissione europea per l'efficacia della giustizia), infatti, in Italia per i tre gradi di giudizio, vengono complessivamente impiegati mediamente 8 anni. A ciò, si aggiunge il numero delle cause civili pendenti che, pur riducendosi rispetto al picco raggiunto nel 2009, nel 2016 si attestava comunque a quasi 3,8 milioni di casi, con un valore molto più alto di quello degli altri principali Paesi europei: secondo i dati CEPEJ, il numero di casi pendenti ogni 100mila abitanti, nel 2016, in Italia, era del 71% maggiore di quello della Francia, del 157% superiore a quello della Spagna, e del 406% rispetto a quello della Germania.

E proprio partendo da questi numeri e rimanendo in ambito europeo, non bisogna dimenticare che l'esigenza di migliorare l'efficienza della giustizia civile costituisce "una delle principali raccomandazioni che l'Unione Europea ha rivolto all'Italia ed a cui sarà subordinata l'erogazione di una parte dei fondi del Recovery Plan".

A tal proposito, merita ricordare che proprio nell'ultima versione del Piano nazionale Next Generation Eu, è stata prevista una dote di 2 miliardi (con un miliardo aggiuntivo accantonato dalla Legge di Bilancio), un notevole stanziamento, risultato di un recente confronto bilaterale con la Commissione europea, che ha portato a potenziare il Ddl in discussione in Parlamento con le modifiche al Codice di procedura civile. Tra queste ultime, in particolare, vanno menzionati gli interventi a sostegno del circuito alternativo al contenzioso giudiziario ordinario: un pacchetto di incentivi fiscali rafforzati, con credito d'imposta fino a 500 euro in caso di mediazione positiva ed altre agevolazioni finanziarie previste; la possibilità per gli arbitri di disporre di sequestri ed altre misure cautelari; una serie di premialità a vantaggio delle parti che accettino soluzioni acceleratorie in Cassazione, incidendo sulle spese di giustizia.

Del resto, ricorda il sopra citato documento dell'OCF, negli ultimi anni in Italia non sono mancati gli interventi normativi che hanno portato ad un sistema "estremamente variegato, nel quale coesistono ADR a carattere generale e di settore, volontarie e obbligatorie, alcune delle quali strutturate come condizione di procedibilità dell'azione giudiziaria e quindi connotate da una evidente ratio deflattiva. Vi è perciò - continua la delibera - la necessità di una riforma organica degli strumenti stragiudiziali di composizione delle liti. In Europa l'assetto è stato disegnato principalmente da due provvedimenti, la direttiva sulle ADR (52/2008) e il Regolamento n.524/2013 che puntano l'attenzione sull'imparzialità di chi gestisce la controversia, la trasparenza, la durata limitata non oltre 90 giorni, costi contenuti, il contraddittorio, la garanzia di una informazione adeguata".

L'OCF, dunque, sottolinea come le ADR debbano diventare "un sistema non alternativo ma complementare, né esclusivo né esaustivo della domanda di giustizia, sia delle persone fisiche che delle imprese, creando in questo modo, a lungo termine, una cultura non contenziosa in cui vi sia una pacificazione dei contendenti".

Il documento si chiude con un fitto elenco di interventi in tema di arbitrato, mediazione e negoziazione assistita, da rendere più appetibili anche grazie ad incentivazioni fiscali.
A riproporre la funzione di "complemento" delle ADR rispetto alla giustizia ordinaria, offrendo una sede dedicata e di maggiore "prossimità" e più facile accessibilità rispetto a soggetti "deboli", come potrebbero essere considerati i consumatori, anche il sistema bancario che, nella voce del Capo del Dipartimento "Tutela della clientela ed educazione finanziaria" della Banca d'Italia, Magda Bianco, in audizione in Commissione Giustizia al Senato lo scorso Ottobre 2020, ha espresso tutto il suo dissenso alla proposta formulata dal precedente Governo di eliminare il primo incontro in mediazione per le controversie bancarie come condizione di procedibilità, auspicando un approfondimento sui risultati della mediazione in ambito bancario.

In Italia, per la materia dei contratti bancari, sono due (in termini quantitativi) le principali forme di risoluzione alternativa delle controversie: la mediazione e l'Arbitro Bancario Finanziario. Hanno natura e caratteristiche diverse, per certi versi anche complementari, ma entrambe devono essere adite preliminarmente a un eventuale ricorso alla giustizia ordinaria.

Nella sua relazione, la Banca d'Italia ha espressamente fatto presente che se l'ABF divenisse l'unico organismo ADR deputato a soddisfare la condizione di procedibilità, si potrebbe generare una profonda modifica della sua stessa natura. "Se si consentisse (per simmetria) anche agli intermediari di poter ricorrere all'Arbitro si rischierebbe di snaturare il sistema ABF, rendendolo quasi un ‘primo grado surrettizio' del processo civile, senza che tuttavia le parti dispongano dinnanzi ad esso dell'ampio ventaglio di mezzi istruttori attivabili nel giudizio civile".

Pertanto, conclude l'intervento della dott.ssa Bianco: "L'eliminazione dell'obbligatorietà della mediazione in tale settore andrebbe attentamente ponderata anche ad esito di una valutazione circa il suo effettivo funzionamento e le ragioni di una scarsa efficacia (ad esempio, valutando se vi siano ragioni per cui la materia bancaria e finanziaria si presti in misura maggiore ad essere trattata da organismi ADR decisori rispetto a quelli conciliativi)".

Come a dire che la mediazione conviene in ogni caso e soprattutto a tutti: sia nei confronti di quegli utenti per i quali si produce un effetto di ripristino della fiducia verso la controparte e verso il sistema in generale, ma anche alle banche direttamente, che così potrebbero risolvere, più rapidamente, questioni sia di poca che di grande importanza economica ma, soprattutto, salvare il rapporto con il loro debitore che, invece di finire in una situazione finanziaria irrecuperabile, potrebbe ancora essere un buon cliente, in grado di usufruire per molti anni del sistema creditizio.

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