Professione e Mercato

Il Canada crea il foro online delle piccole liti

di Chiara Bussi

Si chiama «Crt» (Civil resolution tribunal) ed è il primo tribunale civile online. A fare da pioniere è stata la provincia canadese della Columbia britannica che l’ha inaugurato in via sperimentale il 1° giugno dello scorso anno. Il foro virtuale, che è già diventato un caso da manuale, si occupa di piccoli ricorsi (reali) fino a 5mila dollari su controversie legate a incidenti, assicurazioni, proprietà personali, ma anche liti su proprietà comuni di qualsiasi entità. Niente aule e lunghe attese per le udienze: a seconda dei casi il tribunale decide il formato adeguato tra e-mail, videoconferenza, telefono o un mix di questi strumenti. Da casa, dalla località di vacanza, dalla biblioteca o dove esiste una connessione internet più veloce. Una vera rivoluzione.

Processo in tre fasi
Il processo civile online avviene in tre fasi. Si comincia con una sorta di check-list per effettuare una diagnosi gratuita del problema, seguita da una serie di opzioni per offrire alla presunta parte lesa gli strumenti per poter risolvere la controversia in modo amichevole. Se questo non è possibile, scatta la fase successiva. Per le cause inferiori a 3mila euro si pagano 100 dollari (75 se la richiesta viene presentata online), oltre quella soglia se ne sborsano 125. Sono previste anche esenzioni dei costi se la persona oggetto del ricorso non ha i mezzi per pagare.

A questo punto un “facilitatore” neutrale raccoglie le informazioni, contatta le parti e cerca di trovare una soluzione. Se anche questo non si rivela possibile, un membro indipendente del Crt istruisce la pratica al tribunale con un ulteriore costo di 50 dollari. La parte lesa deve intervenire per spiegare i motivi del ricorso e può essere assistita da un avvocato oppure da un amico di fiducia o un familiare. Un membro della Corte, tenuto conto delle posizioni delle parti, emette un verdetto scritto che viene inviato alle parti. La sentenza è vincolante, al pari di quelle dei tribunali tradizionali, e gli atti processuali sono disponibili sul sito web del tribunale.

A seguire con occhi attenti l’esperienza canadese è la Gran Bretagna, dove da alcuni anni è aperto il cantiere del tribunale online. Tra i principali sostenitori è Richard Susskind che in qualità di consigliere del Lord chief of justice già nel 2015 ha elaborato un rapporto sul tema. «Il sistema attuale - scriveva nel rapporto - è troppo complesso, costoso e lento». In un Paese come il Regno Unito, dove l’80% della popolazione utilizza internet, «la risoluzione delle controversie online non è fantascienza», sottolineava Susskind, citando il caso di e-Bay, dove ogni anno viene trovato un accordo per circa 60 milioni di liti. In Canada, invece, il futuro è già iniziato.

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