Professione e Mercato

Studi chiamati a scegliere le chiavi della Pa digitale

Dal 1° ottobre servizi accessibili solo con Spid, Cie e Cns ma i professionisti hanno ancora tempo per cambiare

di Antonello Cherchi

Da venerdì i servizi in rete delle pubbliche amministrazioni saranno accessibili solo con il sistema pubblico di identità digitale (Spid), la carta d’identità elettronica (Cie) o la carta nazionale dei servizi (Cns). Tutte le altre credenziali utilizzate finora non funzioneranno più. Un passaggio che vale per i cittadini, ma non per i professionisti e le imprese.

Anche per questi ultimi, però, la prospettiva è la stessa, ma la data del cambio di chiavi non è stata ancora definita. Nel frattempo, le vecchie credenziali continueranno a essere operative, ma questo non impedisce agli studi di iniziare a pensare alla password - tra le tre destinate a restare - a loro più congeniale.

Lo switch off

È, infatti, certo che il momento del passaggio da vecchie a nuove credenziali prima o poi arriverà. La certezza è ritornata da qualche settimana e, a meno di nuovi pasticci legislativi, è ora nuovamente scritta nero su bianco. Dall’11 settembre scorso è infatti “resuscitata” la norma - il comma 3-bis dell’articolo 64 del codice dell’amministrazione digitale (il decreto legislativo 82 del 2005) - che affida a un Dpcm o a un decreto del ministro dell’innovazione il compito di fissare la data dello switch off per i professionisti e le imprese. Un comma che era stato inopinatamente cancellato dal decreto legge Semplificazioni (il Dl 77 si inizio giugno) e che è stato ripristinato dal Dl 121 (il decreto Infrastrutture), entrato in vigore l’11 settembre.

La transizione

Ora che il quadro legislativo è nuovamente chiaro, i professionisti possono pensare a come organizzare nel futuro la loro attività online verso i siti della Pa - in particolare agenzia delle Entrate, Inps e Inail, le tre amministrazioni sulle quali si indirizza la gran parte del traffico digitale degli studi - e anche a riflettere sui possibili problemi che il passaggio alle tre credenziali potrà comportare.

«Abbiamo segnalato all’agenzia delle Entrate - afferma Maurizio Postal, componente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti - la questione delle multiutenze, ovvero del fatto che ora si possono avere credenziali per più soci o collaboratori dello studio». Un problema che si pone se si pensa che Spid - la chiave d’accesso che, anche in prospettiva, risulta più gettonata - è strettamente personale. Dunque, in studio ci dovranno essere tanti Spid quante sono le persone che accedono ai servizi online della Pa.

Fugato, invece, ogni dubbio circa le potenzialità di Spid quando viene utilizzato dal professionista: «Già ora - sottolinea Giuseppe Oliveri, dell’Associazione dottori commercialisti (Adc) - l’identità digitale permette, una volta entrati nel sito delle Entrate e a fronte della delega ricevuta dal cliente, di vedere tutti i dati di quest’ultimo necessari per il nostro lavoro. Non c’è bisogno di ulteriori deleghe».

I quattro Spid

Si tratta, allora, di riflettere su quale tipologia di Spid puntare (sempre che non si decida di scegliere la Cie o la Cns). «Ci sono quattro tipi di identità digitale - spiega Pasquale Chiaro, direttore marketing di Infocert, uno dei nove identity provider che rilasciano Spid -: quello per la persona fisica, quello professionale per la persona fisica, quello per la persona giuridica e quello a uso professionale per la persona giuridica. Gli ultimi due esistono sulla carta, perché al momento non ci sono service provider che accettano lo Spid persona giuridica e quello a uso professionale per la persona giuridica non è ammesso da Entrate, Inps e Inail».

La scelta è, dunque, tra lo Spid personale - in circolazione ce ne sono già 24,3 milioni - e quello personale per uso professionale. «Per uno studio - aggiunge Chiaro - vedrei meglio l’ultimo, perché si tratta di strumento pensato per essere usato in contesti lavorativi».

Mentre, però, lo Spid personale è gratuito, quello professionale ha un costo che varia - a seconda di quale si sceglie tra i quattro provider che finora lo rilasciano - da 25 a 35 euro l’anno.

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