Professione e Mercato

Trading, normativa europea e l'importanza di un'educazione finanziaria

Si conferma il trend dell'interesse verso le cripto-attività sia per quanto riguarda il volume degli scambi sia per il numero di utilizzatori. Ma i dati relativi all'alfabetizzazione finanziaria italiana mettono in luce il punto debole dei risparmiatori nostrani

di Andrea Labate*

Secondo il rapporto stilato da Consob per il 2021 sulle scelte d'investimento, l'Italia ha registrato un crescente interesse verso i mercati azionari e il trading online. Lasciando parlare i numeri, nell'anno passato il numero complessivo delle transazioni in azioni ha toccato i 41 miliardi di Euro, con una crescita di oltre un terzo rispetto ai 31 miliardi del 2019.

Il picco è stato raggiunto nel 2020, 43 miliardi, quando la situazione pandemica ha – comprensibilmente - spinto i più a ricercare nuove fonti di reddito passive. Nonostante la leggera decrescita del 2021 la Consob evidenzia come ci sia stato comunque un significativo aumento dell'ammontare negoziato, con acquisti lordi pari a 144 miliardi, contro i 137 del 2020.

Si conferma quindi il trend dell'interesse verso le cripto-attività e più in generale verso il mondo degli investimenti nel suo complesso, sia per quanto riguarda il volume degli scambi sia per il numero di utilizzatori.

Un punto focale – sottolinea Consob – risiede nella percentuale di investitori che hanno scelto di avvalersi di un professionista, optando quindi per una gestione attiva (28%), contro quelli che si sono affidati ai cd. "consigli informali" (37%), prediligendo una gestione passiva.

Questo gap non combacia – conclude il rapporto – con i dati relativi all'alfabetizzazione finanziaria italiana, i quali mettono in luce come gli investitori entrati nel mercato tra il 2020 e il 2021 presentino un grado di conoscenza e competenze digitali e finanziarie di gran lunga inferiore a quelle degli investitori di "lunga data".

Da tempo, infatti, è noto come l'educazione finanziaria sia un punto debole dei risparmiatori nostrani, i quali vengono puntualmente posizionati tra gli ultimi a livello di competenze fra i paesi Ocse. A tal proposito non si fanno attendere report o indagini mirate.

Dal rapporto EduFin, ad esempio – che ha preso in analisi la situazione economico-finanziaria delle famiglie italiane in rapporto alle loro conoscenze in materia - emerge come a fronte di una forte consapevolezza riguardo alle lacune economico-finanziare, vi sia un altrettanto forte riconoscimento dell'importanza di un'educazione in tal senso.

La presa di coscienza e la propensione ad un eventuale investimento nella formazione personale, sia tramite il sistema scolastico sia sul luogo di lavoro, è emersa chiaramente dalle oltre 5000 interviste condotte da EduFin insieme alla società di ricerca di mercato Doxa. In particolare, l'88% degli intervistati è dunque favorevole ad introdurre l'educazione finanziaria a scuola, ed il 77% nei luoghi di lavoro. Fatta quindi la domanda, il mercato risponde.

Per quanto riguarda la regolamentazione a livello Europeo - che ben si deve intendere come parte integrante delle competenze finanziare di base - soprattutto per quanto riguarda le tutele riservate agli investitori e gli obblighi dei prestatori di servizi, la direttiva 2004/39 CE è e resta l'unico faro. Comunemente conosciuta con il nome di direttiva MIFID, questa normativa del Parlamento Europeo ha messo in atto una vera e propria rivoluzione tra le norme a cui sono assoggettate le imprese d'investimento, le banche, le borse e gli intermediari finanziari residenti in ogni stato dei paesi che fanno parte dell'Unione Europea.

Per quanto concerne la tutela dei singoli investitori, la ratio della direttiva la innesta direttamente nella serie di obblighi a cui devono sottostare i prestatori di servizi, tra cui: i criteri di trasparenza e professionalità, gli standard minimi di comportamento, e ovviamente il rilascio delle autorizzazioni UE per l'esercizio dell'attività.

Di conseguenza, un investitore che sceglie di investire un determinato capitale di denaro su un soggetto che è sotto i regolamenti ed i controlli degli organismi competenti di vigilanza nazionale all'interno dell'Unione, riuscirà ad operare godendo di un importante margine di sicurezza e serenità, che deriva proprio dalle norme e dagli obblighi a cui gli intermediari hanno deciso di sottoporsi. Più nello specifico, ogni stato membro dell'UE ha, negli ultimi anni, cercato di allineare le proprie leggi riguardanti il trading con quelle degli altri paesi provando a trovare un punto d'incontro e costituire una normativa unica che rappresenta proprio l'obiettivo finale posto dal legislatore europeo.

I mercati finanziari, in cui vengono negoziati e scambiati determinati beni, come ad esempio titoli azionari, bond e valute, sono un argomento molto vasto che va a toccare innumerevoli aspetti: il trading, il forex, i broker e utilizzano moltissime strategie e strumenti come ad esempio le bande di Bollinger o i rintracciamenti di Fibonacci. Essi, sono inoltre, soggetti a numerose leggi e normative che regolamentano sia le attività di trading che i costi, dalle commissioni fino alle forze di mercato che stabiliscono i prezzi dei beni scambiati. Ogni stato membro dell'UE ha, negli ultimi anni, cercato di allineare le proprie leggi riguardanti il trading con quelle degli altri paesi provando a trovare un punto d'incontro e costituire una normativa unica che rappresenta proprio l'obiettivo finale posto dal legislatore europeo.

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*A cura di Andrea Labate, CEO di Helon e co-founder Blockchain Army

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