Penale

Carceri: Cartabia, innovazioni attivate in pandemia vanno mantenute

Nuovo capo del Dap Renoldi scelto in ossequio a quanto previsto dalla normativa

Il carcere è stato "particolarmente segnato da questi due anni di pandemia: sono stati anni durissimi, di grandi tensioni, usuranti per chi in carcere lavora e presta il suo servizio; sono stati anni più afflittivi per i detenuti a causa della sospensione dei colloqui e delle visite dei familiari, dei trasferimenti e di tutte le attività". Così la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, durante il question time al Senato.

"Perciò, in questo biennio, sono stati introdotti interventi riguardanti anche il campo penitenziario", prosegue Cartabia che ricorda come sia "stata prevista la possibilità di concedere licenze premio straordinarie per i semiliberi, permessi premio straordinari per i detenuti già ammessi al lavoro esterno, e meccanismi deflattivi pensati già nel corso della prima ondata pandemica quali l'accesso alla misura della detenzione domiciliare con braccialetto elettronico".

Questi benefici adottati durante la pandemia - "concessi individualmente" - cesseranno "il 31 dicembre 2022, quindi comunque oltrepassano la durata dello stato di emergenza che si è concluso il 31 marzo scorso. Hanno dato buona prova e possono essere utili per contenere il problema del sovraffollamento", prosegue Cartabia. "Quanto alla possibilità di intervenire sulla liberazione anticipata, innalzando la detrazione di pena per i detenuti che negli ultimi due anni abbiano dato prova di piena partecipazione all'opera di rieducazione, si tratta di un profilo su cui occorre certamente riflettere, anche tenendo conto delle condizioni particolarmente gravose che hanno subìto negli ultimi due anni".

Riguardo "alle comunicazioni telematiche", queste "hanno dato un grande sollievo in questo periodo perché hanno consentito di mantenere quei rapporti con i familiari e di svolgere alcune attività anche in periodo di pandemia e pertanto si tratta di quelle innovazioni che è bene mantenere" anche "cessata l'emergenza pandemica".

Rispondendo poi ad un'altra interrogazione sulla nomina del Capo del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria, Carlo Renoldi, considerata dagli interroganti "divisiva", Cartabia ha affermato che il Capo del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziara "viene scelto tra i magistrati di Cassazione con funzioni direttive superiori o tra i dirigenti generali di pari qualifica, nominato con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro di grazia e giustizia".

"Non sarebbe dunque stato possibile - prosegue Cartabia - scegliere tra le file del corpo della polizia penitenziaria, secondo quanto sollecitato invece dagli Onorevoli interroganti", aggiunge confermando che è stata seguita la procedura e che è stata considerata "la documentazione necessaria a valutare la professionalità di Carlo Renoldi e la pertinenza delle sue esperienze pregresse rispetto all'incarico da ricoprire".

Dalla documentazione è emersa "la sua lunga esperienza di 10 anni come magistrato di sorveglianza, il servizio prestato al ministero per affrontare l'emergenza del sovraffollamento carcerario all'epoca della condanna dell'Italia da parte della Corte europea dei diritti dell'Uomo nel caso Torreggiani, le funzioni ricoperte negli ultimi 6 anni nella prima sezione penale della Corte di cassazione che si occupa, ratione materiae, anche di esecuzione della pena, anche per reati gravissimi inclusa la criminalità organizzata. Il Consiglio dei ministri ha deliberato all'unanimità".

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