Amministrativo

Stop del Consiglio di Stato ai sindaci: nessuna proroga al 2025 sui balneari

Il Consiglio di Stato ribadisce il suo no a una proroga automatica delle concessioni balneari marittime. Le norme del decreto Milleproroghe, che vanno nella direzione di uno slittamento, sono in contrasto con l’articolo 12 della direttiva europea relativa ai servizi nel mercato interno

di Andrea Carli

Il Consiglio di Stato ribadisce il suo no a una proroga automatica delle concessioni balneari marittime. Le norme del decreto Milleproroghe, che vanno nella direzione di uno slittamento, sono in contrasto con l’articolo 12 della direttiva europea relativa ai servizi nel mercato interno 123/2006 ((la “direttiva Bolkestein”) e, dunque, i comuni non devono applicarle.

A 24 ore dall’entrata in vigore della legge di conversione del provvedimento, dunque, con una sentenza (la 2192 del 2023, pubblicata il primo marzo) con cui hanno accolto il ricorso dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato contro la decisione del comune di Manduria di prorogare fino al 2033 le concessioni demaniali marittime, i giudici di Palazzo Spada sono entrati a gamba sulle nuove regole. Il centro destra, con Lega e Forza Italia, fa quadrato. La prima, che si è adoperata per l’inserimento della proroga nel provvedimento, non ci sta, e attraverso il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio gioca in contropiede: «A maggior ragione dopo questo pronunciamento, invitiamo il governo ad accelerare sulla mappatura delle coste». «Consiglio di Stato: errare è umano, perseverare è diabolico», scrive su Twitter il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri (FI) con l’hashtag: “Giù le mani dai balneari”. Per Angelo Bonelli co-portavoce di Europa Verde e deputato di Verdi e Sinistra, è «una dura sconfitta del governo Meloni».

Il Milleproroghe, ha differito dal 31 dicembre 2023 al 31 dicembre 2024 il termine relativo all’efficacia delle concessioni demaniali e la scadenza entro la quale l’autorità competente può posticipare ulteriormente l’efficacia delle concessioni e dei rapporti in essere con atto motivato da ragioni oggettive è passata dal 31 dicembre 2024 al 31 dicembre 2025. Secondo il Consiglio di Stato, la proroga automatica delle concessioni balneari ad uso turistico è contraria alla direttiva Ue, va perciò disapplicata da ciascun organo dello Stato, e quindi anche dai funzionari dei Comuni.

Il no della magistratura amministrativa è l’ennesima doccia fredda per il governo, che proprio sul tema balneari ha scelto di lanciare un messaggio di apertura a una fetta del suo elettorato, e di andare al muro contro muro con Bruxelles. Il tutto in una fase delicata dei rapporti con l’Ue, che vedeva (e vede) l’Italia impegnata in una serie di partite, tutte strategiche: dal negoziato sul coordinamento tra il Pnrr e e altri finanziamenti europei per scongiurare i rischi di sforamento al 2026 a quello in vista del nuovo patto per la migrazione e l’asilo, al restyling del Patto di stabilità e alle nuove regole sugli aiuti di Stato, alla ratifica del Meccanismo europeo di stabilità.

Prima dell’intervento del Consiglio di Stato, sulle misure sui balneari inserite nel Milleproroghe era giunto forte e chiaro anche il richiamo del presidente della Repubblica. Dopo giorni di rumors e di moral suasion il Colle - in una lettera ai presidenti delle Camere La Russa e Fontana e alla premier Meloni che ha accompagnato la promulgazione della legge - Mattarella aveva espresso tutte le proprie riserve sul provvedimento. Le disposizioni del dl e della legge di conversione - aveva sottolineato - «oltre a contrastare con le ricordate definitive sentenze del Consiglio di Stato, sono difformi dal diritto dell’Unione europea, anche in considerazione degli impegni in termini di apertura al mercato assunti dall’Italia nel contesto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza». Il resto è cronaca di queste ore.

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