Famiglia

Sharenting, i suggerimenti del Garante privacy per limitare la diffusione online di foto e video di minori

Tema dell'informativa è la protezione dello sviluppo della personalità del minore nello spazio virtuale

di Elisa Chizzola

Il Garante per la protezione dei dati personali nei giorni scorsi ha diffuso un'interessante informativa riguardante il fenomeno dello "sharenting", termine con cui si indica la condivisione online costante da parte dei genitori di contenuti che riguardano i propri figli/e (foto, video, ecografie, storie).

Tale nuova parola rappresenta un neologismo, coniato negli Stati Uniti, e deriva dalle parole inglesi "share" (condividere) e "parenting" (genitorialità).

Il Garante privacy ha da sempre ribadito la necessità di proteggere, con un alto livello di tutela e garanzia, l'immagine del minore, in quanto "dato personale" particolarmente delicato.

Inoltre, se parliamo di divulgazione di immagini e video in rete i rischi si moltiplicano data la natura del web che fissa i contenuti e li diffonde in modo esponenziale, tendenzialmente per sempre, implicando sostanzialmente una "perdita di controllo" del contenuto.

La diffusione di immagini di minori online è intrinsecamente pregiudizievole e rappresenta un comportamento rischioso, sotto un duplice aspetto:
• esse potrebbero finire nelle mani di malintenzionati ed essere utilizzate a fini pedopornografici, ritorsivi o comunque a fini impropri da parte di terzi (non dimentichiamoci anche del fenomeno del cyberbullismo);
• tale pratica potrebbe influenzare la personalità e la dimensione relazionale in futuro del minore stesso.

Il Garante privacy vuole rendere sempre più consapevoli gli adulti di questi potenziali pregiudizi cui sottopongono i minori nel praticare lo sharenting, dato che la pubblicazione di foto/video, anche se apparentemente innocua, può implicare i rischi descritti.

L'Autorità di controllo ritiene "un'emozione comprensibile" la "gioia di un momento da condividere, pubblicando l'immagine dei propri figli", tuttavia allo stesso tempo chiede ai genitori di considerare i rischi dell'eccessiva e costante sovraesposizione online.

Inoltre, non dimentichiamoci che tale pratica potrebbe creare tensioni importanti all'interno del clima familiare, non solo nel rapporto tra genitori e figli ma anche nel rapporto tra i genitori: infatti, il minore stesso potrebbe non essere d'accordo alla pubblicazione di sue immagini attraverso i canali dei genitori oppure a non essere d'accordo allo sharenting potrebbe essere l'altro genitore. A tal riguardo, sono in aumento i casi in cui tali problematiche sfociano in veri e propri contenziosi.

Il Garante si concentra, in particolare, sull'importantissimo tema della protezione dello sviluppo della personalità del minore nello spazio virtuale. Con l'avvento delle nuove tecnologie è, infatti, inevitabile che il minore veda, con la crescita della sua persona, uno sviluppo in parallelo di un'identità che potremmo definire "digitale".
"Chiediamoci sempre se i nostri figli in futuro potrebbero non essere contenti di ritrovare loro immagini a disposizione di tutti o non essere d'accordo con l'immagine di sé stessi che gli stiamo costruendo. È bene essere consapevoli che stiamo fornendo dettagli sulla loro vita e che potrebbero anche influenzare la loro personalità e la loro dimensione relazionale in futuro".

Occorre riflettere sul fatto che tutti i nostri comportamenti sul web contribuiscono a definire l'immagine e la reputazione online di noi e del soggetto ripreso o di cui si parla: il postare foto e video di diversi momenti della vita dei minori, magari accompagnati da informazioni tra cui l'indicazione del nome o l'età o il luogo in cui è stato ripreso, aiuta a delineare la "fisionomia digitale" del minore stesso.

Ciò che viene pubblicato on line o condiviso rischia di non essere più nel nostro controllo. Quando qualcosa appare su uno schermo non solo può essere catturato e riutilizzato a nostra insaputa da chiunque per scopi impropri o per attività illecite, ma contiene più informazioni di quanto pensiamo, come ad esempio i dati di geolocalizzazione.

Fatte queste considerazioni, il Garante privacy, nel caso in cui i genitori decidano comunque di pubblicare contenuti riguardanti i figli, consiglia di utilizzare alcune accortezze.

In primis, per evitare l'identificazione del minore stesso, suggerisce di rendere irriconoscibile il viso del minore, ad esempio, "pixellando" oppure coprendo semplicemente i volti con una "faccina" emoticon.

Inoltre, per porre un freno alla diffusione "non controllata" dei contenuti, il Garante consiglia di limitare le impostazioni di visibilità delle immagini sui social network solo alle persone che si conoscono o che siano affidabili.

Infine, l'Autorità di controllo, oltre a consigliare di leggere e comprendere bene le informative sulla privacy dei social network su cui si caricano contenuti, suggerisce di evitare di creare un account social dedicato al minore, considerando che il minorenne, "fisiologicamente", è meno consapevole dei rischi e delle potenziali conseguenze di una sua sovraesposizione digitale.

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