Amministrativo

La strumentalità dell'accesso agli atti rispetto alla tutela giudiziale può essere anche solo ‘potenziale'

L'accesso serve anche solo per valutare se una certa azione sia proponibile con possibilità di successo o meno

di Pietro Alessio Palumbo

Il Consiglio di Stato (sentenza 5113/2023) ha chiarito che l'accesso ad atti e documenti detenuti da enti pubblici deve essere riconosciuto e garantito nella sua strumentalità rispetto ad ogni forma di "tutela" sia giudiziale che stragiudiziale, anche solo meramente prospettica e potenziale. Ciò perché la trasparenza dell'azione amministrativa costituisce di per sé un bene della vita, meritevole di riconoscimento e salvaguardia indipendentemente dalla lesione della correlata e sottostante posizione giuridica. Per altro verso, l'opzione in ordine ai rimedi da attivare ove l'interessato ritenesse, nella sua autonomia decisionale, lesa la propria situazione giuridica soggettiva non può essere rimessa, per giunta in via anticipata, all'Amministrazione o al soggetto stesso depositario dei documenti. In atre parole l'accesso serve anche solo per valutare se una certa azione sia proponibile con possibilità di successo o meno.

Il caso esaminato
Un noto Parco Archeologico ed una Srl avevano stipulato un contratto per l'affidamento di un servizio di audioguida per la visita del famoso sito, con durata quadriennale, suscettibile di rinnovo per ulteriori quattro anni ovvero di proroga per ragioni tecniche. All'esito di reiterate proroghe il Parco comunicava la data di scadenza definitiva del contratto dichiarando di voler provvedere alla gestione diretta del servizio. A questo punto la società formulava istanza di accesso, con la quale chiedeva di acquisire, mediante estrazione di copia, la documentazione relativa al servizio di audioguide, con riguardo anche agli atti con i quali il Parco aveva deciso di gestire il medesimo servizio "in forma diretta" con conseguente interruzione del servizio affidatole. Il Parco respingeva l'istanza; la società si rivolgeva al giudice amministrativo.

Interesse diretto, concreto e attuale
Il Consiglio di Stato ha evidenziato che il riconoscimento del diritto di accesso e la legittimazione all'esercizio della correlata pretesa ostensiva postulano, in quanto riferiti a "soggetti privati" (ancorché eventualmente portatori di interessi superindividuali) la sussistenza di un interesse diretto, concreto e attuale, corrispondente ad una situazione giuridicamente tutelata e collegata al documento del quale è chiesta ostensione.
Si deve, pertanto, trattare di un interesse diretto, cioè a dire correlato alla sfera individuale e personale del soggetto richiedente: dovendosi, con ciò, escludere una legittimazione generale, indifferenziata ed inqualificata, che a ben vedere darebbe la stura ad una sorta di azione popolare. L'interesse deve poi essere concreto, e quindi specificamente finalizzato, in prospettiva conoscitiva, alla acquisizione di dati ed informazioni rilevanti ed "anche solo potenzialmente" utili nella vita di relazione, palesandosi immeritevole di tutela la curiosità fine a sé stessa; insufficiente un astratto e generico anelito al controllo di legalità; precluso un astratto ed indefinito controllo generalizzato dell'operato delle pubbliche amministrazioni. L'interesse all'ostensione deve inoltre essere attuale, cioè non meramente prospettico od eventuale, avuto riguardo alla attitudine della auspicata acquisizione informativa o conoscitiva ad incidere, anche in termini di potenzialità, sulle scelte personali di ordine esistenziale o relazionale, e sulla acquisizione, conservazione o gestione di beni della vita. Infine l'interesse conoscitivo deve essere strumentale, avuto riguardo sia, sul piano soggettivo, alla necessaria correlazione con situazioni soggettive meritevoli di protezione alla luce dei valori ordinamentali; sia, sul piano oggettivo, alla specifica connessione con il documento materialmente idoneo a veicolare le informazioni: non essendo tutelabili iniziative ispirate da mero intento emulativo, espressive di un uso distorto ed abusivo della pretesa e della azione ostensiva; ovvero finalizzate alla raccolta, elaborazione o trasformazione di dati conoscitivi destrutturati e non incorporati in documenti.
Nella vicenda, secondo la difesa del Parco, al di là della impossibilità di scrutinare e sindacare, da un punto di vista tecnico, le determinazioni assunte sulla organizzazione delle visite guidate, il servizio di audioguida per la visita ad un museo o ad altro luogo di cultura, costituiva un servizio essenziale, di regola offerto direttamente al visitatore, e solo eccezionalmente suscettibile di esternalizzazione in presenza di precise e non sindacabili esigenze. Dal che non era necessaria alcuna specifica motivazione per la determinazione di
internalizzazione del servizio. Tuttavia, per il massimo giudice amministrativo, il tenore dell'istanza conoscitiva in questione – in quanto preordinata alla acquisizione ed alla valutazione dei presupposti, delle modalità e delle opzioni di organizzazione del servizio – va considerata adeguatamente circoscritta e circostanziata, dovendosene, di tal verso escludere sia la paventata attitudine meramente esplorativa, sia la finalità di mero e generalizzato controllo dell'azione amministrativa.

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