Comunitario e Internazionale

Da Mps a Etruria, manager in attesa Impatto sul caso-Berlusconi da verificare

di Sara Monaci

Le procure e gli avvocati stanno a guardare, per capire quanto il parere dell’Avvocato generale Ue, e soprattutto la futura sentenza, potranno incidere nei procedimenti in corso. Molti i casi noti che potrebbero far scattare la tagliola del “ne bis in idem”. Da valutare con attenzione le conseguenze sulla vicenda Berlusconi, dove il tema della natura dell’incandidabilità sancita dalla Legge Severino è oggetto del giudizio davanti alla Corte dei diriti dell’uomo. Oltre al tema della successione di norme penali (o parapenali nel caso della Severino) nel tempo, sul quale si pronuncerà la Grande Camera, un verdetto della Corte Ue contrario al doppio binario metterebbe una carta in più nelle mani della difesa del leader di Forza Italia.

Altri esempi sono l’inchiesta sul dissesto finanziario del Monte dei Paschi di Siena, il caso di Banca Etruria, fino all’ostacolo alla vigilanza presunto in Ubi banca o all’accusa di aggiotaggio per i vertici della Popolare di Vicenza.

I dossier bancari sono emblematici perché il “doppio binario” è la normalità: da una parte le sanzioni Consob e Bankitalia, dall’altra i processi coordinati dalla magistratura. Gli avvocati difensori sostengono che la questione possa essere estesa a tutti gli illeciti finanziari, a partire dall’ostacolo alla vigilanza. I procuratori invece tendono a sottolineare che le indicazioni dovranno arrivare da un intervento normativo chiaro, e che la questione non può essere lasciata nelle mani dei singoli magistrati. Inoltre, se i legali ritengono che debba valere la sanzione che arriva per prima in via definitiva, i pm avanzano anche l’ipotesi del principio di «specialità», l’aspetto più rilevante della norma.

Un caso è quello di Banca Etruria, per la quale la Procura indaga per falso in prospetto e in bilancio e truffa sulle obbligazioni subordinate (oltre che per bancarotta fraudolenta, che però non è toccata dal problema del “doppio binario”). Le sanzioni Consob e Banca d’Italia sono intanto già arrivate agli ex vertici, tra cui PierLuigi Boschi. In sede processuale i difensori potrebbero far valere il principio ricordato dai giudici Ue. Sempre nel caso di Banca Etruria, c’è stata anche la sanzione per ostacolo alla vigilanza da parte di Bankitalia, mentre invece in primo grado gli ex amministratori sono stati assolti. In appello i legali potrebbero ancora una volta sollevare la questione della sanzione già comminata.

Nel caso di Mps, l’ex presidente Giuseppe Mussari e l’ex dg Antonio Vigni sono stati condannati in primo grado per ostacolo alla vigilanza relativamente al «mandate agreement», un accordo sul derivato Alexandria, cosa per cui intanto Palazzo Koch non ha ancora emesso sanzione. Potrebbe però pensare di farlo, proprio mentre sarà in corso il processo di appello. Inoltre le autorità di vigilanza hanno sanzionato i vertici per aggiotaggio, reato per cui ancora non è iniziato il processo. Sovrapposizioni possibili, che i legali stanno ad osservare, nella convinzione che le stratificazioni delle norme italiane non aiutino la giustizia.

Vicenda simile è quella di Ubi, dove gli ex amministratori, tra cui Giovanni Bazoli, hanno ricevuto una sanzione Consob – poi revocata dalla Corte d’appello e ora impugnata dall’Authority – con un procedimento penale in corso, in attesa dell’udienza preliminare.

L’ultima sanzione di Consob per ostacolo alla vigilanza e aggiotaggio è arrivata agli ex vertici della Popolare di Vicenza, tra cui l’ex presidente Gianni Zonin, nei confronti dei quali i pm hanno da poco chiuso le indagini.

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