Il Comune non può imporre agli alunni la mensa scolastica
La ristorazione scolastica non può essere imposta dal Comune, e quindi non si può vietare agli alunni di consumare cibi diversi da quelli dell’impresa fornitrice del servizio. Lo precisa il Tar di Napoli con la sentenza 13 marzo 2018 n. 1566, annullando un servizio di ristorazione scolastica che un Comune aveva reso obbligatorio per tutti gli alunni delle scuole materne ed elementari a tempo pieno.
A Benevento, in particolare, i genitori che non avessero accettato il servizio di ristorazione, avrebbero dovuto prelevare dalla scuola il minore durante il tempo necessario alla refezione, per poi riportarlo. Parallelo a tale obbligo, vi era poi il divieto di consumare merende portate da casa, durante l’orario scolastico. Ora il Tar rimedia alla situazione, riconoscendo il giusto peso alla nota del ministero dell’Istruzione (348 del 3 marzo 2017), che intende evitare rischi igienico-sanitari connessi al diritto delle famiglie di fruire in modo parziale del tempo mensa, attraverso la consumazione, negli stessi locali destinati alla refezione scolastica, del pasto preparato in ambito domestico.
I rischi igienici erano anche accentuati dal coinvolgimento del Servizio di igiene degli alimenti attivo presso le Asl, che poteva collaborare con la scuola nell’adottare precauzioni analoghe a quelle adottate nell’ipotesi di somministrazione dei cosiddetti pasti speciali. Secondo il Tar, la sicurezza igienica degli alimenti esterni non può essere oggetto di un generale regolamento comunale, ma va rimessa al prudente apprezzamento dei direttori didattici, che possono valutare l’idoneità dei locali e la disponibilità di personale addetto alla vigilanza, ad esempio nel caso di minori con allergie o intolleranze alimentari.
I direttori infatti potranno ammettere eventuali misure specifiche per garantire una provenienza sicura dell’alimento, richiedendo ad esempio gli scontrini di acquisto, come di consueto avviene nelle ipotesi di feste scolastiche. Tutto ciò esprime una rinnovata attenzione per il “tempo mensa”, quale momento di aggregazione scolastica, senza inibire agli alunni il consumo di merende portate da casa, durante l’orario scolastico, ma adottando misure strettamente necessarie per evitare rischi igienico-sanitari.
Parallelo a questo tema, va segnalato l’orientamento del Tribunale di giustizia amministrativa di Bolzano (31 gennaio 2018, n. 35), che consente ad una scuola elementare di non fornire ad un minore un pasto vegano, in presenza di già quattro tipologie di diete di ispirazione vegetariana. Il menu, del resto, è solo uno dei problemi delle mense scolastiche, che solo di recente hanno visto riconosciuta la possibilità di limitare il servizio di refezione scolastica escludendo gli studenti morosi (Tar Milano 28 febbraio 2018 n. 556), fatti salvi i casi di comprovata e documentata condizione di gravità socio-economica della famiglia.