Consiglio Stato, Maruotti: su arretrato in anticipo su Pnrr, no al soggettivismo giudiziario
Al 31 dicembre 2024, rispetto al 2023, vi è stata un’ulteriore diminuzione delle pendenze: pari al 17,9%, presso le Sezioni giurisdizionali del Consiglio di Stato e del 12,5% presso i Tribunali Amministrativi Regionali.
“Con riguardo alla necessità di ridurre i tempi della Giustizia amministrativa, nel 2024 sono stati consolidati e incrementati i risultati, grazie alla abnegazione dei magistrati e del personale amministrativo, nonché al supporto dei funzionari addetti all’Ufficio del processo. I lusinghieri risultati sono dovuti anche alla piena attuazione del programma di smaltimento dell’arretrato, inserito tra gli obiettivi PNRR. L’obiettivo è stato raggiunto con due anni di anticipo rispetto alla data fissata al 30 giugno 2026”. Lo ha detto il Presidente del Consiglio di Stato, Luigi Maruotti questa mattina nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario e di presentazione della “Relazione sull’attività della Giustizia Amministrativa”, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e delle più alte cariche dello Stato.
Presso le Sezioni giurisdizionali del Consiglio di Stato, si legge nella Relazione del Presidente Maruotti, tale diminuzione nel 2024 è stata pari al 17,9% poiché il numero delle cause pendenti alla fine del 2023 era pari a 13.634 e si è ridotto a 11.194 al 31 dicembre 2024, essendo stati definiti 12.160 ricorsi. La riduzione dell’arretrato per i Tribunali Amministrativi Regionali, ha detto Maruotti, è stata pari al 12,5%, poiché il numero delle cause pendenti alla fine del 2023 era pari a 99.292 e si è ridotto a 86.870 al 31 dicembre 2024, essendo stati definiti 65.659 ricorsi. “Si tratta di un risultato ancora più meritevole di apprezzamento – ha commentato Mariotti -, in considerazione dell’aumento dei ricorsi proposti nel 2024 rispetto all’anno precedente”. Per quanto riguarda la riduzione del cd. arretrato storico, dei ricorsi pendenti al 31 dicembre 2019, nel 2024 il Consiglio di Stato ha ridotto le giacenze da 1.230 a 146 ricorsi ed i Tribunali amministrativi regionali da 17.016 a 4.133, con riduzione rispettivamente dell’88,1% e del 75,7%, rispetto all’anno precedente.
Appalti pubblici - Nei processi in materia di appalti pubblici, nel 2024 la durata media di un giudizio è stata di 106 giorni in primo grado e di 151 giorni in appello. Nelle altre materie i tempi dei giudizi sono stati in linea con la media europea.
Paura della firma - “La maggiore chiarezza del sistema normativo non solo contribuisce a dare concreta attuazione al principio di uguaglianza, ma consente anche di superare la ‘paura della firma’, che talvolta ritarda i tempi dei procedimenti amministrativi o ne impedisce la conclusione. La qualità della regolazione incide sulla crescita economica di un Paese e, nel dare certezza agli operatori, costituisce un valore aggiunto di qualsiasi normativa”, ha proseguito Luigi Maruotti. “La legge – ha proseguito - costituisce la legittimazione giuridica, oltre che sociale, dei poteri del giudice amministrativo e ne determina i limiti esterni delle sue funzioni giurisdizionali, precisando i confini entro i quali deve esercitare i suoi poteri”. Ma ammonisce Maruotti “il prestigio del giudice, anche di quello amministrativo, non è e non può essere direttamente proporzionale al consenso che può suscitare una sua pronuncia, ma deriva dal costante rispetto del proprio ruolo, conseguente alla consapevolezza dell’importanza della propria funzione al servizio della collettività”. Del resto ha ricordato l’articolo 54 della Costituzione “impone a coloro ai quali sono affidate funzioni pubbliche, e dunque anche ai giudici, il dovere di adempierle con disciplina ed onore”.
Prestazioni con standard minimi per tutti - “Occorre supportare una più incisiva attività di mediazione dei corpi intermedi, ovvero di quelle aggregazioni sociali che possono fare da tramite tra le Amministrazioni e gli individui, per incrementare visioni solidaristiche. La nostra Costituzione vuole evitare che il singolo si senta solo”. Ha detto il Presidente Maruotti aggiungendo che è “indispensabile che tutti i titolari di funzioni pubbliche si facciano carico di tali complessità”. “Quanto più complesso è il contesto – ha aggiunto -, tanto maggiore è l’impegno richiesto alle Istituzioni nell’individuare i rimedi, nel pianificare gli interventi di sostegno all’economia, nel garantire che i livelli delle prestazioni abbiano standard minimi per tutti”. “Al diritto amministrativo – ha concluso sul punto - si chiede un pronto e costante riallineamento all’evoluzione economico-sociale, con un metodo interdisciplinare che ponga anche ordine tra le fonti del diritto, in un sistema divenuto complesso, perché multilivello e reticolare”.
No al “soggettivismo giudiziario” - “Non può sottacersi che, quanto più complesso ed incerto è il dato normativo, tanto maggiore è il rischio che tramite l’interpretazione della legge siano elaborate regole ‘innovative’. Si pone la questione dei limiti entro i quali si può ammettere la giurisprudenza ‘creativa’ del giudice amministrativo, che rischia di essere l’elaborazione della sua visuale complessiva, conseguente ai valori da lui ritenuti prevalenti”. Per Maruotti “come ha sottolineato una recente sentenza dell’Adunanza Plenaria, il primario criterio di interpretazione della legge è quello letterale. Gli altri criteri di interpretazione rilevano solo quando risulti equivoca la formulazione linguistica dell’enunciato normativo e la disposizione presenti ambiguità e si presti a possibili differenti o alternative interpretazioni’. Le regole ribadite dall’Adunanza Plenaria consentono di evitare il soggettivismo giudiziario: “l’osservanza del testo della legge è un sicuro ancoraggio del sistema democratico e l’interpretazione costituzionalmente orientata si giustifica solo quando il dato normativo risulti ambiguo o vago”.