Penale

Appalti pubblici, l’UIF propone un sistema di indicatori per quantificare il rischio di potenziali condotte corruttive

L’aggregazione degli indicatori analitici consente di calcolare un indice di rischio di corruzione complessivo per ciascuna aggiudicazione

Male Judge In A Courtroom Striking The Gavel on sounding block.

di Fabrizio Ventimiglia , Chiara Caputo*

Recentemente è stato pubblicato dall’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) lo Studio n. 23 della serie Quaderni dell’antiriciclaggio – settembre 2024, dal titolo
“Corruption risk indicators in public procurement: A proposal using Italian open data”.

Assumendo quale punto di partenza i dati pubblici dell’ANAC, tale lavoro si pone l’obiettivo di proporre un sistema di indicatori di rischio volti a individuare e quantificare il rischio di potenziali condotte corruttive nelle gare pubbliche di appalto, nell’ottica di “contribuire al rafforzamento delle misure di prevenzione e contrasto alla corruzione e al riciclaggio, migliorando le capacità delle istituzioni di identificare e mitigare i rischi associati a condotte illecite nel settore degli appalti pubblici”.

Nello specifico, l’UIF propone un insieme di dodici indicatori analiticicalcolati per le gare pubbliche in Italia tra gennaio 2018 e giugno 2023 – che identificano caratteristiche specifiche delle singole gare d’appalto o del processo di aggiudicazione del contratto e che permettono di segnalare una potenziale vicinanza a contesti corruttivi.

Tali indicatori, infatti, misurano il potenziale rischio di corruzione in ogni gara di appalto, focalizzandosi su alcuni specifici aspetti di ciascuna aggiudicazione. E difatti, l’aggregazione di tali indicatori analitici consente di calcolare un indice di rischio di corruzione complessivo per ciascuna aggiudicazione.

Per quanto attiene, invece, ai risultati dell’analisi svolta dall’UIF, lo Studio dà atto del fatto che tra le gare che presentano il valore dell’indicatore più elevato (ossia le gare con il più alto rischio di corruzione) vi rientrano principalmente gli appalti relativi ai settori speciali e alle forniture di prodotti.

Inoltre, un ulteriore profilo critico che emerge dallo Studio, attiene all’elevato numero di omesse comunicazione all’ANAC da parte delle stazioni appaltanti, riscontrate principalmente in quelle di piccole dimensioni collocate nelle regioni del Sud e delle Isole, con tutto ciò che ne deriva in termini di potenziale sottostima del rischio nelle suddette aree.

Lo Studio prosegue, poi, nell’individuare alcune potenziali applicazioni operative di tali indicatori. Queste riguardano in particolare:

  • il monitoraggio delle gare pubbliche;
  • la classificazione delle autorità appaltanti;
  • la classificazione delle imprese appaltatrici in base al rischio;
  • il contributo alle attività investigative e antiriciclaggio.

Peraltro, con particolare riguardo all’impiego nell’ambito dell’autoriciclaggio, lo Studio evidenzia come, per quanto attiene all’analisi strategica, gli indicatori analitici proposti consentono l’elaborazione di mappe di rischio territoriale e settoriale, mentre, dal punto di vista operativo, gli stessi permettono di arricchire il patrimonio informativo che supporta le funzioni istituzionali dell’UIF. Inoltre, i suddetti indicatori potrebbero altresì essere utilizzati come strumento preliminare di screening per orientare l’azione delle altre Autorità (ad esempio, nel monitoraggio dell’utilizzo dei fondi pubblici).

Ebbene, si tratta di un’iniziativa indubbiamente interessante, che costituisce una svolta innovativa nell’approccio alla prevenzione della corruzione, finalizzata a realizzare una maggiore trasparenza e integrità nel settore degli appalti pubblici.

È noto, infatti, come in Italia il settore degli appalti pubblici abbia da sempre costituito terreno fertile per pratiche corruttive. Peraltro, tale intrinseca vulnerabilità del settore è destinata ad accentuarsi in ragione delle forti infiltrazioni nell’economia del Paese da parte della criminalità organizzata.

Lo stesso Studio, infatti, ha rilevato una stretta correlazione tra l’elevato rischio corruttivo e le imprese potenzialmente prossime a contesti di criminalità organizzata, sottolineando come le medesime siano caratterizzate da una minore trasparenza della fase successiva all’aggiudicazione, da un minor grado di concorrenza nella fase di gara nonché da un esercizio più frequente di poteri discrezionali da parte delle diverse stazioni appaltanti.

Ebbene, proprio in siffatto contesto si coglie l’importanza di predisporre validi indicatori di rischio di potenziali condotte corruttive in questo specifico settore, con il duplice scopo di incrementare la trasparenza e l’efficienza della pubblica amministrazione attraverso la creazione di un sistema maggiormente in grado di monitorare l’allocazione di risorse pubbliche, da un lato, e di ridurre il rischio di infiltrazione nell’economia del Paese da parte della criminalità organizzata, dall’altro.

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*A cura dell’Avv. Fabrizio Ventimiglia, Founder Studio Legale Ventimiglia e Presidente Centro Studi Borgogna, e della Dott.ssa Chiara Caputo, Studio Legale Ventimiglia

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