Penale

Condizioni più stringenti sugli avvisi di garanzia

La ministra Cartabia sottolinea al Senato le modifiche in arrivo sulle iscrizioni di reato

di Giovanni Negri

Con la riforma del processo penale, maggiore attenzione sulle iscrizioni delle notizie di reato. Che, recependo le più recenti indicazioni della Cassazione, non saranno più possibili in presenza di «meri sospetti», serviranno invece «specifici elementi indizianti». Lo ha annunciato ieri al Senato la ministra della Giustizia Marta Cartabia, rispondendo al question time su una possibile revisione delle forme di responsabilità ascrivibili agli amministratori locali. «Il se e il quando - ha sottolineato Cartabia - dell’iscrizione della notizia di reato da parte dell’autorità procedente devono essere oggetto di attenta ponderazione, affinchè l’istituto non tradisca la sua finalità. Occorre evitare che all’iscrizione si proceda sulla base di considerazioni soltanto formali».

E ieri la ministra è stata protagonista anche di un’attesa audizione in commissione Antimafia, tanto più significativa dopo che la Corte costituzionale ha lasciato un anno di tempo per modificare la disciplina dell’ergastolo ostativo alla concessione della libertà condizionale. Cartabia si è innanzitutto ancorata ai dati per spiegare come l’impatto della precedente pronuncia della Consulta, su ergastolo ostativo e permessi premio, non è stato devastante. Alla fine a chiedere permessi dal regime del 41 bis sono stati in tutto 6 ergastolani e a nessuno di loro sono stati concessi; 1 permesso è stato concesso a detenuto nel circuito di alta sicurezza 1 (quello dei mafiosi) e nessuno ad appartenenti al circuito di alta sicurezza 2, quello dei terroristi.

Cartabia ha poi ricordato che «dietro ogni domanda di ammissione a benefici, non c’è e non ci sarà mai un solo giudice di sorveglianza a doversi pronunciare. E anche se sua dovrà essere l’ultima firma, prima ci saranno quelle dei Procuratori che hanno indagato o indagano sulla persona in questione; ci sarà la Procura nazionale antimafia; ci saranno i vertici della Direzione trattamento del Dap. C’è e ci sarà sempre una lunga catena di controlli e persone a valutare ogni singola richiesta. Questo è un aspetto che reputo di fondamentale importanza: a garanzia dei magistrati che debbono assumere decisioni così delicate, dell’intera collettività, oltre che di chi presenta la richiesta».

E in una prospettiva di riforma delle regole si «dovrà anche considerare che si potranno distinguere regimi diversi per i vari reati cui fa riferimento l’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario (che oggi comprende delitti diversi, anche privi di riferimento al crimine organizzato)».

Per la ministra poi, le recenti polemiche sul fine pena di Giovanni Brusca non devono fare dimenticare che «dai tempi di Falcone in poi, da Tommaso Buscetta in poi i racconti di chi aveva fatto parte di famiglie mafiose sono stati decisivi nella conoscenza e quindi nel contrasto alle associazioni criminali e in molti casi anche alla prevenzione di ulteriori gravissimi reati. Reputo quindi la norma sui collaboratori di giustizia una norma da preservare, anche se comprendo benissimo come possa rinnovare un dolore mai sopito, nei familiari delle vittime, la notizia della scarcerazione di chi, come Giovanni Brusca, ha attivamente partecipato all'attacco di Cosa Nostra allo Stato».

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