Crisi d’impresa, la composizione inizia a dare segnali positivi
Negli ultimi mesi le istanze sono cresciute così come gli esiti positivi, mentre crollano le chiusure per assenza di chance di risanamento
A un anno e mezzo dalla partenza, la procedura di composizione negoziata, che punta ad anticipare l’emersione delle crisi d’impresa, comincia a dare segnali positivi. Nonostante le richieste di accesso siano ancora poche e la percentuale di successi limitata, negli ultimi mesi c’è stato un forte incremento delle istanze e, soprattutto, si sono nettamente ridotte le domande archiviate o rifiutate perché relative a situazioni in cui non c’erano chance di risanamento. E, specularmente, sono progressivamente aumentate le istanze per le quali il percorso va avanti e si apre una trattativa con i creditori.
La fotografia al 15 maggio scorso scattata dall’Osservatorio semestrale di Unioncamere, rivela un cambio di passo nel ricorso al percorso volontario ed extragiudiziale che ha sostituito il meccanismo automatico dell’allerta inizialmente previsto dal Codice della crisi al fine di fornire alle aziende uno strumento che le aiuti ad affrontare le difficoltà in modo tempestivo, prima che il loro aggravamento le renda irrecuperabili.
Nell’arco di 18 mesi sono state presentate 767 istanze ma nell’ultimo semestre c’è stato un aumento di oltre il 61 per cento. E, nello stesso periodo gli esiti positivi, ossia l’individuazione di una soluzione, sono passati da 3 a 39.
Introdotto dal decreto legge 118/2021 e poi trasfuso all’interno del Codice della crisi, il nuovo iter è operativo dal 15 novembre 2021. Essendo un percorso che gli imprenditori scelgono di intraprendere in modo volontario, conoscenza e fiducia nello strumento rivestono un ruolo fondamentale.
Importante è però anche la semplificazione dell’iter e la sua portata. A questo scopo il Dl 13/2023 ha permesso di sostituire i certificati relativi ai debiti tributari, contributivi e ai premi assicurativi con una dichiarazione che attesta la richiesta della documentazione. Ha inoltre allungato la rateizzazione del debito con l’agenzia delle Entrate. Non è invece stata introdotta la transazione fiscale. E resta da sciogliere il delicato nodo dei finanziamenti bancari e del rischio di rendere più difficile l’accesso al credito (si veda l’articolo a fianco).
L’andamento
Dal 15 novembre 2021 al 15 maggio 2023 le domande di composizione negoziata sono state 767, di cui 316 (il 41,7%) già chiuse. Le trattative durano circa 170 giorni e gli esiti sono in maggioranza sfavorevoli (l’88%) soprattutto per archiviazione in quanto mancavano le prospettive di risanamento.
Dai dati più recenti emerge, però, un cambio di rotta: negli ultimi sei mesi le istanze sono cresciute del 61,5% e nello stesso periodo sono stati ottenuti 36 dei 39 “successi” raggiunti fino ad oggi.
In parallelo sono progressivamente diminuite le domande archiviate (dalle 60-90 dei primi trimestri del 2022 si è scesi alle 6 dell’ultimo trimestre) mentre sono cresciute le istanze relative a situazioni con chance di risanamento che sono state quindi affidate all’esperto (dalle 10-20 dei primi trimestri 2022 si è passati alle 132 dell’ultimo trimestre).
In pratica, mentre nel primo anno, arrivavano in composizione negoziata imprese non più recuperabili le cui istanze venivano quindi in gran parte archiviate o rifiutate, negli ultimi mesi si sono affacciate alla procedura aziende meno compromesse e in cui la crisi è in fase più iniziale.
Non è cambiata, invece, la geografia territoriale delle aziende che chiedono di accedere alla composizione negoziata: l’utilizzo di questo strumento rimane, infatti, più diffuso nelle Regioni del Nord da cui proviene quasi il 50% delle istanze, rispetto al Centro (28%) e soprattutto al Sud (16%) e alle Isole (6%).
Le imprese
Dal punto di vista della tipologia di aziende, a chiedere l’accesso alla procedura sono soprattutto Srl con pochi dipendenti e un fatturato inferiore ai dieci milioni di euro. Da Srl arriva infatti quasi il 69% delle istanze (l’80% dalle società di capitali in generale). Il 59% ha, inoltre, meno di nove dipendenti e oltre l’86% meno di 49. Quanto al fatturato, solo il 2,2 dichiara più di 50 milioni di euro mentre il 72,2% non supera i dieci milioni.
La maggior parte delle domande proviene inoltre dal settore manifatturiero (20,3%) e dal commercio all’ingrosso (18%). Pochi i gruppi di imprese (il 10%).
Gli esperti
Figura terza e indipendente, l’esperto ha un ruolo cardine nella procedura di composizione negoziata: da una parte aiuta l’imprenditore ad individuare soluzioni alla situazione di crisi e lo affianca nelle trattative e, dall’altra, costituisce per i creditori una garanzia dell’affidabilità della proposta e dell’assenza di propositi dilatori.
A oggi gli iscritti agli elenchi tenuti dalle Camere di commercio sono 3.675. A causa del basso numero di istanze il 91% è privo di incarichi. Sono 316 i professionisti (l’8,6%) che stanno seguendo una procedura mentre a 15 (lo 0,41%) sono state assegnate due procedure.
La maggior parte degli esperti proviene dalle fila degli iscritti all’ordine dei commercialisti (80,6%), il 18% da quelle degli avvocati mentre sono ancora molto pochi i consulenti del lavoro (0,3%). Numeri ridotti anche per i manager che possono ricoprire il ruolo dell’esperto (devono aver svolto funzioni di direzione e controllo in imprese interessate da procedimenti concorsuali conclusisi positivamente): sono infatti solo 41, l’1,1% del totale.
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