Civile

Giurisdizione: "partita a poker" tra Cassazione e Consulta sulle sentenze del Consiglio di Stato

A sorpresa le sezione Unite "dissentono" dal giudice delle leggi. E la questione finisce in Cgue

di Marcello Clarich

Più che un dialogo, è in corso un duello tra Corte di cassazione e Corte costituzionale, che ha come posta in gioco il controllo sulle sentenze del Consiglio di Stato da parte della stessa Corte di cassazione e come arbitro la Corte di giustizia dell’Unione europea.

 

Può essere questa una chiave di lettura dell’ordinanza delle sezioni Unite della Corte di cassazione (18 settembre 2020, n. 19598 ) che ha rimesso alla Corte europea in via pregiudiziale la questione dei limiti del proprio sindacato sulle sentenze del Consiglio di Stato nei casi in cui queste non applicano in modo corretto il diritto europeo. Ciò in una controversia riguardante una procedura di aggiudicazione di un contratto pubblico.

 

Le sezioni Unite disattendo la Consulta

Nel far questo le sezioni Unite disattendono gli orientamenti restrittivi espressi due anni fa dalla Corte costituzionale (sentenza n. 6/2018) in tema di difetto di giurisdizione che, secondo l’articolo 111, comma 8, della Costituzione, è l’unica ipotesi in relazione alla quale può essere proposto ricorso per cassazione contro le sentenze del Consiglio di Stato.  Sugli errori di diritto semplici l’ultima parola spetta invece a quest’ultimo.

 

Secondo la Consulta, i “motivi di giurisdizione” sono solo tre:

1)   lo sconfinamento del Consiglio di Stato in sfere riservate al legislatore o alla pubblica amministrazione;

2)   il diniego di giurisdizione sul presupposto errato che nessun giudice è fornito di giurisdizione (cosiddetto arretramento);  

3)   difetto relativo di giurisdizione consistente nell’affermazione della propria giurisdizione in un caso che invece rientra  nella giurisdizione di un altro giudice (o viceversa).

La Corte di costituzionale ha dunque sbarrato la strada a un’interpretazione più ampia dei motivi di giurisdizione operata  dalla Corte di cassazione che includeva tra questi anche i casi di radicale stravolgimento delle norme processuali tali da implicare un diniego di giustizia.

 

Se sezioni Unite hanno ritenuto però che se il Consiglio Stato viola normativa europea prevale l’esigenza di porre rimedio all’errore di interpretazione. E ciò anche al fine di non esporre lo Stato italiano al rischio di azioni risarcitorie per violazione del diritto dell’Unione europea.  L’unico strumento processuale per reagire è proprio il ricorso in cassazione per motivi di giurisdizione che deve essere dunque ammesso.

 

Di questo si chiede conferma alla Corte di giustizia dell’Unione europea alla quale la Cassazione ha rivolto altri due quesiti: 

·        Primo quesito rivolto dalle sezioni Unite

se può essere proposto ricorso per cassazione nei confronti delle sentenze del Consiglio di Stato che, ove sorgano dubbi sull’applicazione del diritto dell’Unione europea, non effettuano il rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia;

·        Secondo quesito rivolto dalle sezioni Unite

se l’interpretazione del Consiglio di Stato nel caso oggetto della controversia è corretta alla luce del diritto europeo. 

 

La Corte di giustizia è dunque chiamata a un compito ingrato e forse, a prima vista, improprio: fissare l’equilibrio tra i massimi organi giurisdizionali nazionali.  Vedremo come toglierà le castagne dal fuoco.

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