Lavoro

Il futuro del mondo del lavoro tra smart working e mobilità sostenibile

Le iniziative dalla Commissione Europea, il Piano Spostamenti Casa Lavoro, i risultati dei test sulla settimana corta e smart working, possono essere il terreno fertile da cui far sorgere una rivoluzione del lavoro e della sostenibilità

di Paola Paoli e Amine Moughanime*

L'Unione europea, al fine di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra e di inquinamento atmosferico del settore dei trasporti, ha definito con il "Sustainable and Smart Mobility Strategy " (pubblicato dalla Commissione Europea il 9 dicembre 2020) gli obiettivi centrali e le tappe della transizione ecologica in tema di mobilità entro rispettivamente il 2030, il 2035 e il 2050.

Nello specifico l'Unione europea mira a raggiungere i seguenti obiettivi:
entro il 2030:
• almeno 30 milioni di veicoli a emissioni zero circoleranno sulle strade europee
• 100 città europee saranno climaticamente neutre
• il traffico ferroviario ad alta velocità raddoppierà
• i viaggi collettivi programmati inferiori a 500 km dovrebbero essere a emissioni zero all'interno dell'UE
• la mobilità automatizzata sarà implementata su larga scala
• le navi a zero emissioni saranno pronte per il mercato entro il 2035:
• gli aerei di grandi dimensioni a zero emissioni saranno pronti per il mercato.
entro il 2050:
• quasi tutte le automobili, i furgoni, gli autobus e i nuovi veicoli pesanti saranno a zero emissioni.
• il traffico merci su rotaia raddoppierà.
• il traffico ferroviario ad alta velocità triplicherà.
• la rete transeuropea di trasporto multimodale (TEN-T) attrezzata per trasporti sostenibili e intelligenti con connettività ad alta velocità sarà operativa per la rete globale.

In una strategia di mobilità sostenibile a 360 gradi, oltre al cambiamento del modo di spostarsi, non si può tuttavia prescindere da un'integrazione dei suddetti obiettivi dell'Unione europea con una politica di riduzione ed efficientamento degli spostamenti, soprattutto lavorativi, che cerchi di ridurre le emissioni alla fonte. Tra le soluzioni già adottate in alcuni Paesi membri dell'UE e che il legislatore nazionale italiano sta valutando, vi è la regolamentazione ed implementazione dello smart working come soluzione di riduzione dell'inquinamento atmosferico e il miglioramento dell'equilibrio famiglia/lavoro.

Lo sviluppo di un piano che regoli il lavoro in remote, è stato adotto in Italia con il Protocollo Nazionale sullo Smart Working del 7 dicembre 2021 , il quale però è ad oggi troppo generico e poco chiaro in merito ai canoni a cui le aziende devono allinearsi. Tuttavia, l'esperienza dei paesi come l'Olanda, l'Inghilterra e l'Australia, dimostrano come sia possibile inquadrare misure in grado di prevedere spostamenti ridotti tramite l'implementazione non solo dello smart working ma anche della c.d. short work week (i.e. l'idea della settimana di lavoro in 4 giorni 36 ore).

In Europa la settimana di 36 ore è già diventata realtà in diverse aziende in Francia, Germania, Paesi Bassi, Danimarca, Norvegia e Svizzera. Il test eseguito da 50 aziende inglesi, che hanno adottato la settimana corta, garantendo lo stesso stipendio ed aumentando le giornate lavorative da remoto, ha ottenuto risultati di un notevole miglioramento della salute psicologica dei dipendenti e un aumento della produttività dell'impresa. Al punto che le aziende campione hanno deciso di prolungare la prova, e considerano di adottarla come sistema organizzativo lavorativo futuro. Questo è la dimostrazione che una nuova concezione di lavoro sostenibile non è un trend dettato dal momento, bensì un orientamento consapevole e determinato a voler rendere il lavoro sostenibile ed efficiente. Il focus del cambiamento inizia dall'azione singola del lavoratore, che porta al miglioramento e al progresso dell'azienda, per arrivare infine alla riduzione dell'inquinamento e a una vera trasformazione ecologica.

Come Adriano Olivetti ha insegnato, il lavoro deve essere per la comunità, attento alla qualità della vita dei lavoratori e nel rispetto dell'ambiente.

Passando all'Italia, il traffico rappresenta la prima sorgente di ossidi di azoto, costituendo così una delle fonti più comuni di inquinamento. Secondo recente report ENEA, i trasporti sono infatti responsabili di oltre il 25% delle emissioni totali nazionali di gas ad effetto serra e quasi il 93% provengono dal trasporto su strada, di cui il 70% è rappresentato dalle automobili.

Tra le diverse proposte già emanate dal Legislatore italiano al fine di ridurre le attività inquinati da traffico veicolare, vi è il "Piano Spostamenti Casa Lavoro", introdotto con il decreto ministeriale n.179/2021 .

L'innovazione di questa proposta risiede nell'identificazione di un c.d. Mobility Manager, al quale viene affidato il compito di ottimizzare gli spostamenti sistematici del personale. La normativa prevede una disciplina sia per il settore pubblico sia per quello privato-aziendale. In relazione all'area aziendale, le imprese con singole unità locali con più di 100 dipendenti ubicate in capoluogo di Regione, in una Città metropolitana, in un capoluogo di Provincia, ovvero in un Comune con popolazione superiore a 50.000 abitanti, sono soggette alla redazione del Piano Spostamento Casa Lavoro.

Le iniziative dalla Commissione Europea, il Piano Spostamenti Casa Lavoro, i risultati dei test sulla settimana corta e smart working, possono essere – dunque - il terreno fertile da cui far sorgere una rivoluzione del lavoro e della sostenibilità.

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*A cura di Paola Paoli, Associate Eptalex e Amine Moughanime, Senior Associate Eptalex

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