Civile

Imprese sottratte alla mafia escluse dai finanziamenti

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di Giovanbattista Tona

Sottratte al condizionamento della criminalità, le imprese sottoposte a sequestro antimafia restano più esposte all’emergenza Coronavirus.

Questo emerge dalla nota che l’Inag (Istituto nazionale amministratori giudiziari) ha inviato alla Banca d’Italia e a molte altre autorità per segnalare il rischio che il sostegno dello Stato alla crisi di liquidità delle aziende possa essere un miraggio proprio per quelle che lo Stato intende tirare fuori dai circuiti dell’economia illegale.

Un paradosso nel momento in cui i massimi esperti di contrasto alla mafia invitano a prestare attenzione affinché le imprese legali in difficoltà non diventino prede facili di una criminalità pronta a investire capitali da riciclare.

Il groviglio normativo
Il problema nasce da un garbuglio di norme e prassi, che non tengono conto delle specifiche disposizioni riguardanti le imprese in amministrazione giudiziaria. L’articolo 41 del Codice antimafia prevede che per le aziende sottoposte a sequestro l’amministratore giudiziario nominato formuli entro tre mesi dall’immissione in possesso una proposta di prosecuzione dell’attività, se ve ne siano le prospettive e non sia più conveniente disporre la liquidazione.

La proposta viene valutata dal Tribunale che, se la approva, autorizza la prosecuzione dell’impresa sotto la gestione dell’amministratore giudiziario e con le direttive e la vigilanza del giudice delegato.

Tuttavia, i crediti dei terzi maturati nei confronti dell’impresa prima del sequestro non dovranno essere adempiuti perché l’articolo 52 dello stesso Codice antimafia prevede che prima deve essere svolto un procedimento di accertamento non solo sulla sussistenza e sull’ammontare del credito ma anche sul fatto che esso non sia strumentale alle attività illecite svolte prima del sequestro. Ai fini della prosecuzione l’amministratore sarà tenuto al pagamento solo dei crediti anteriori per prestazioni funzionali alla prosecuzione o di quelli insorti durante la gestione.

Quindi, per le aziende in sequestro che proseguono l’attività c’è sempre uno stock di debiti “congelati”, scaduti, non pagati, ma inesigibili per legge.

La Banca d’Italia
Consapevole di ciò, la Banca d’Italia dispone già al paragrafo 19.2 della sezione 5 della circolare 139 dell’11 febbraio 1991 (aggiornata al giugno 2016) che per le imprese in sequestro gli intermediari creditizi debbano fermare il computo dei giorni di persistenza dell’inadempimento per tutto il periodo di inesigibilità e ne devono tenere conto ai fini degli importi da segnalare alla Centrale rischi.

Ora che anche le imprese in amministrazione giudiziaria hanno dovuto fermare le loro attività a causa del lockdown e devono riorganizzarsi per la “fase 2” potrebbero avvalersi dei finanziamenti assistiti da garanzia previsti dagli articoli 1 e 13 del decreto legge 23 del 2020 (il decreto “liquidità”). Tuttavia, secondo queste disposizioni, al 31 dicembre 2019 l’impresa richiedente non deve essere definibile in difficoltà (direttiva Ue 651/2014) e al 29 febbraio 2020 non deve essere censita tra le esposizioni deteriorate della banca. Inoltre, l’articolo 13, comma 1, lettera g) del decreto “liquidità” esclude dai finanziamenti le imprese che presentano esposizioni classificate come «sofferenze ai sensi della disciplina bancaria».

L’Inag
L’Inag, alla quale sono associati numerosi amministratori giudiziari, lamenta la frequente segnalazione di relazioni con le imprese sequestrate tra le inadempienze probabili, secondo la categoria UTP (“unlikely to pay”). Essa sintetizza il giudizio della banca circa l’improbabilità che, senza il ricorso ad azioni quali l’escussione delle garanzie, il debitore adempia alle sue obbligazioni e tale valutazione prescinde dalla presenza di eventuali importi (o rate) scaduti e non pagati.

Questo giudizio vanificherebbe lo scopo della disposizione che invita a non tenere conto dei debiti inesigibili per legge delle imprese sequestrate e certamente le condanna a rimanere escluse dai rimedi alla crisi da Coronavirus.

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