Professione e Mercato

L’equo compenso vale anche per le società di avvocati

di Federica Micardi

Novità dalla commissione Giustizia della Camera per il disegno di legge sull’equo compenso per gli avvocati (AC 4631).

La norma viene estesa anche alle convenzioni stipulate con le società tra professionisti: «dato che la legge sulla concorrenza ha aperto la strada a questo tipo di società - spiega il relatore del Ddl Giuseppe Berretta (Pd) - abbiamo ritenuto giusto estendere anche a loro questa tutela».

Un’altra novità riguarda l’introduzione di un termine biennale per far valere la vessatorietà. Viene poi previsto che le clausole vessatorie oltre a dover essere oggetto di trattativa devono essere formalmente approvate. «Non ci è parsa sufficiente - spiega Berretta - una trattativa verbale per consentire le deroghe e abbiamo ritenuto che fosse necessario una approvazione scritta ».

Ora il testo verrà mandato al vaglio delle commissioni - tra cui il Bilancio - per il parere poi dovrà andare in aula a novembre.

I tempi potrebbero subire un’accelerazione se l’equo compenso per gli avvocati entrerà nella manovra 2018 (in alcune bozze circolate in questi giorni è stato inserito). «In quel caso - conclude Berretta - ci impegneremo perché il testo sia quello approvato oggi in commissione».

C’è un secondo Ddl sull’equo compenso, ed è quello presentato dall’onorevole Maurizio Sacconi, un testo che riguarda tutte le professioni e non solo quella forense. O meglio nella formulazione originale si parla di professioni ordinistiche, e con un emendamento dello stesso Sacconi la platea si amplia per includere anche le professioni ex legge 4/2013.

Ora si è in attesa del parere della commissione Bilancio sugli emendamenti prima di proseguire i lavori. «Se è vero che la legge di bilancio conterrà la norma sugli avvocati - afferma Sacconi - è inevitabile che ci sarà una fortissima pressione per portare lì anche la norma più generale sull’equo compenso».

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