La pena alternativa al carcere non è messa in discussione dal reato di modesta entità
L'imputato aveva sottratto materiale edile e alcune confezioni di pittura
La pena alternativa al carcere non può essere messa in discussione da un furto di modico valore. Lo precisa la Cassazione con la sentenza n. 23603/22.
La vicenda
Un ex collaboratore di giustizia era stato denunciato perché responsabile di un reato di furto di materiale edile e di alcune confezioni di pittura e del reato di evasione perché il soggetto aveva sottratto i beni fuori dagli orari in cui era autorizzato ad allontanarsi dal domicilio.
Il Tribunale di sorveglianza si era pronunciato per la fine dell'espiazione della pena in forma extramuraria in funzione del fatto che l'interessato si era mostrato proclive alla trasgressione dei precetti penali, senza riuscire ad aderire a stili di vita socialmente adeguati. L'imputato a propria discolpa ha presentato ricorso evidenziando l'imponente attività collaborativa prestata, tenendo sempre un comportamento corretto e coerente durante la misura alternativa.
La sentenza della Cassazione
La Cassazione ha sottolineato come la revoca della detenzione domiciliare in favore dei collaboratori di giustizia postula una valutazione della condotta in ipotesi contraria alla legge o alle prescrizioni dettate che non può limitarsi al singolo episodio contestato, eccezion fatta per il caso in cui il reato commesso presenti un'intrinseca gravità talmente elevata da rendere superfluo il giudizio comparativo tra l'entità del delitto e il percorso rieducativo compiuto. Quindi, secondoPiazza Cavour, il Tribunale di sorveglianza aveva pronunciato senza considerare il complessivo andamento della misura e il grado di rieducazione raggiunto dall'interessato, ma sulla base soltanto di un furto di beni di modesto valore e di una evasione dal luogo di restrizione domiciliare di qualche ora.
La Cassazione ha dato ragione all'imputato e ha rinviato per un nuovo giudizio al Tribunale di libertà di Torino.