Pacchetto Omnibus della Commissione Europea: Semplificazione o Deregulation?
Alcune delle modifiche proposte rappresentano un chiaro tentativo di semplificazione normativa, soprattutto in favore delle PMI, ma taluni aspetti potrebbero essere percepiti come una forma di deregolamentazione che rischia di indebolire la tutela dei diritti, oltre a minare la certezza del diritto e gli investimenti aziendali
Il 26 febbraio 2025, la Commissione Europea ha presentato un pacchetto di semplificazione Omnibus che introduce modifiche significative alle direttive esistenti in materia di rendicontazione di sostenibilità (Direttiva (UE) 2022/2464, c.d. CSRD) e due diligence aziendale (Direttiva (UE) 2024/1760, c.d. CSDDD). Questo pacchetto mira a ridurre gli oneri amministrativi per le imprese, in particolare per le piccole e medie imprese (PMI), e a migliorare la coerenza del quadro normativo dell’UE in materia di sostenibilità.
Innanzitutto, una delle modifiche più rilevanti riguarda la CSRD. La soglia per le imprese soggette a questa direttiva è stata innalzata a quelle con più di 1000 dipendenti, riducendo così il numero di imprese coinvolte di circa l’80%. Tuttavia, le imprese escluse potranno scegliere di riportare volontariamente utilizzando standard semplificati. Questa modifica allinea la portata della CSRD con quella della CSDDD, garantendo maggiore coerenza tra le due normative.
Per limitare l’effetto a cascata sulle PMI, la Commissione propone inoltre che lo standard volontario per le PMI (VSME) agisca come limite per le informazioni richieste dalle imprese soggette alla CSRD. Questo significa che le imprese non soggette alla CSRD non dovranno fornire informazioni che eccedano quelle previste dallo standard VSME.
Un’altra modifica significativa riguarda gli Standard di Rendicontazione di Sostenibilità Europei (ESRS), i quali saranno rivisti per ridurre il numero di dati richiesti e semplificare la struttura e la presentazione degli standard, fornendo istruzioni più chiare su come applicare il principio di materialità.
Le modifiche alla CSDDD prevedono che le obbligazioni di due diligence saranno limitate ai partner commerciali diretti (tier 1), salvo circostanze specifiche. Inoltre, la frequenza delle valutazioni periodiche sarà estesa da uno a cinque anni. La proposta elimina anche l’obbligo di terminare le relazioni commerciali in caso di impatti negativi gravi, mantenendo però l’obbligo di sospenderle.
Infine, le modifiche agli Atti Delegati del Regolamento sulla Tassonomia includono la semplificazione dei modelli di rendicontazione e l’introduzione di una soglia di materialità del 10% per le attività non materiali. Inoltre, si propone di escludere dal denominatore degli indicatori chiave di prestazione (KPI) delle istituzioni finanziarie le esposizioni relative a imprese non soggette alla CSRD. Le modifiche propongono anche di semplificare i criteri DNSH (Do No Significant Harm).
Ora, se è fuori di dubbio che le recenti modifiche normative mirano a semplificare il quadro regolamentare per le imprese, con un’attenzione particolare alla riduzione degli oneri amministrativi e alla chiarezza delle disposizioni, è pur vero che alcune di queste modifiche posso essere lette come una forma di deregolamentazione, con potenziali implicazioni per la protezione dei diritti umani e ambientali.
Il World Wide Fund for Nature (WWF), ad esempio, sostiene che il Pacchetto Omnibus mini la trasparenza e potrebbe portare proprio ad un’eccessiva deregulation, danneggiando gli obiettivi di sostenibilità dell’UE, la quale dovrebbe invece ribadire gli impegni del Green Deal e dare priorità all’implementazione intelligente delle norme esistenti.
Anche un gruppo di importanti aziende europee, tra cui Nestlé, Unilever e Mars, ha espresso preoccupazioni riguardo al Pacchetto Omnibus, temendo che questo processo possa indebolire le regole di sostenibilità UE, minando la certezza del diritto e gli investimenti aziendali. Tali società hanno in particolare espresso l’importanza di mantenere la coerenza e la chiarezza delle normative per garantire la competitività e la resilienza a lungo termine delle imprese europee.
Dall’altra parte, invece, molti governi (ed in particolare la Francia) hanno chiesto da tempo una semplificazione all’UE degli oneri per le imprese, fino a proporre di sospendere indefinitamente la CSDDD: il ministro degli Affari Europei francese, Benjamin Haddad, aveva infatti dichiarato che queste regole erano troppo onerose per le imprese.
Ebbene, alcune modifiche proposte dal Pacchetto Omnibus si pongo senz’altro nella prospettiva di una genuina semplificazione, riducendo significativamente il numero di imprese soggette a obblighi di rendicontazione, alleviando il carico amministrativo soprattutto per le PMI. La revisione degli ESRS e la semplificazione dei modelli di rendicontazione mirano, ad esempio a rendere le normative più chiare e coerenti, facilitando la conformità per le imprese. Inoltre, l’introduzione dello standard volontario per le PMI (VSME) come limite massimo per le informazioni richieste alle PMI protegge le imprese più piccole da richieste eccessive di informazioni.
D’altra parte, alcune modifiche appaiono assumere indubbiamente le vesti di una deregulation. La limitazione delle obbligazioni di due diligence ai soli partner commerciali diretti potrebbe infatti essere letta come una riduzione della portata normativa, che rischia di indebolire la protezione dei diritti umani e ambientali lungo l’intera catena del valore. Inoltre, la proposta di eliminare l’obbligo di terminare le relazioni commerciali in caso di impatti negativi gravi e la rimozione del limite minimo per le sanzioni pecuniarie sono da leggere senz’altro come un softening delle regole.
In conclusione, sebbene le principali modifiche proposte dalla Commissione europea rappresentino chiaramente un tentativo di semplificazione normativa, alcuni aspetti potrebbero essere percepiti come una forma di deregolamentazione. Tuttavia, ci pare confermato che la linea politica della Commissione sia ora improntata a trovare un equilibrio tra la riduzione degli oneri amministrativi e il mantenimento degli obiettivi di sostenibilità dell’UE. Resterà da vedere quanto il Parlamento europeo ed il Consiglio riusciranno durante i prossimi passaggi dell’iter legislativo a preservare questo non semplice equilibrio.
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*Guido Bellitti, Chiomenti