Tricolore raffigurato come sudiciume? È reato di vilipendio
Separatisti condannati nella giornata nazionale della bandiera, celebrata dal presidente della Repubblica Mattarella come simbolo patrio più caro agli italiani
Via libera alla condanna per vilipendio alla bandiera di un gruppo di separatisti del Sud Tirolo che hanno raffigurato su manifesti il tricolore come sudiciume da eliminare con una scopa. Proprio nel giorno del 224° anniversario della Giornata nazionale della Bandiera, indicata dal presidente della Repubblica Sergio Matterella come il simbolo patrio più caro agli italiani, arriva la sentenza (n.316) con la quale la Cassazione conferma il reato, escludendo che l’offesa a questo simbolo possa rientrare nella libera manifestazione del pensiero.
Né il reato può essere considerato “depenalizzato” per effetto della legge 85/2006, intervenuta sull’articolo 292 del Codice penale. La Suprema corte, chiarisce, infatti, che con la riformulazione è stato escluso dal perimetro penale il solo vilipendio ai colori della bandiera. La sanzione pecuniaria, scatta dunque quando l’offesa riguarda oggetti diversi dalla bandiera, ad esempio una sciarpa, una coccarda, un fazzoletto o un capo di abbigliamento, con gli stessi colori del vessillo nazionale. Il reato non è neppure escluso, come preteso dai ricorrenti, dal fatto che la bandiera fosse solo disegnata sui volantini e non utilizzata materialmente. La tutela del Codice penale assicurata al tricolore per il suo valore simbolico c’è anche quando questo non è presente materialmente ma solo raffigurato.
Nel caso esaminato lo stendardo, riprodotto su volantini presentati con tanto di conferenza stampa, era raffigurato come un sudiciume da spazzare via con una scopa, per essere sostituito dalla bandiera dell’Alto Adige: il tutto corredato con la scritta tedesca “kehraus” al quale andava attribuito il significato di “spazzare”.
La Cassazione fa invece piazza pulita della tesi, sostenuta anche da parte della dottrina, secondo la quale si corre il rischio, con la generica definizione del reato di vilipendio, di punire la libera manifestazione del pensiero. I giudici di legittimità chiariscono che la critica politica, che rientra nella libera manifestazione del pensiero, trova un limite nel rispetto dei diritti contrapposti e non può degenerare nell’insulto, come nel caso esaminato. Al pari della libertà di pensiero, infatti, anche il simbolo dello Stato italiano è considerato meritevole della tutela della Carta, che, con l’articolo 12 sancisce i principi fondamentali della Repubblica. Non manca, ai fini della condanna, neppure l’elemento del dolo generico: i promotori dell’iniziativa erano consapevoli di offendere e volevano farlo. La conclusione raggiunta - precisa la Cassazione - non è in contrasto né con la Carta né con i principi della Cedu. Il perché lo ha ricordato ieri il presidente Mattarella: «La Bandiera, espressione della nostra storia - ha affermato il Capo dello Stato - incarna oggi gli alti valori indicati dalla Carta costituzionale: unità, libertà, democrazia, solidarietà».