Valida l'istanza dello straniero che si affida alla FAQ ministeriale errata
È sempre maggiore il ricorso della Pa alle FAQ. Si tratta di una serie di risposte una tantum inserite sul sito web istituzionale a domande che potrebbero essere poste dagli utenti del servizio pubblico. Le risposte alle FAQ non sono fonte del diritto. Il ricorso alle FAQ è quindi da ricondurre a pure esigenze di trasparenza ed economicità della Pa. Ma non può essere sottovalutato l'effetto che le risposte producono sugli utenti della rete internet a partire dal ragionevole affidamento nei confronti dell'Amministrazione che le ha fornite. E a ben vedere l'affidamento è ancora più marcato qualora – come nella vicenda affrontata dal Consiglio di Stato (sentenza 3171/2023) – chi legge le FAQ del sito Ministeriale non è un cittadino italiano ma uno straniero.
Il caso esaminato
Nella vicenda il Prefetto aveva respinto la domanda di emersione dal lavoro irregolare per mancanza di un valido titolo di soggiorno del datore di lavoro. Con ricorso proposto innanzi al Tar lo straniero aveva impugnato tale decreto lamentando la violazione o erronea applicazione della disciplina sulla emersione di rapporti di lavoro nell'ambito delle misure in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, connesse all'emergenza da COVID-19. Ciò in quanto in virtù della parificazione dei cittadini europei e ai familiari non aventi cittadinanza di uno Stato UE, anche costoro potevano essere ricompresi nel novero dei datori di lavoro proponenti. Il ricorrente lamentava la violazione del principio generale in tema di attività amministrativa secondo cui i rapporti tra il cittadino e la Pa devono essere improntati ai princìpi della collaborazione e della buona fede. Segnatamente – a suo dire - era evidente l'eccesso di potere per carenza di motivazione, avendo le FAQ del Ministero dell'Interno indicato che tra i datori di lavoro che potevano presentare la domanda, vi era anche il datore di lavoro cittadino extracomunitario titolare di carta di soggiorno per familiare di cittadino comunitario. Con ciò ingenerando il sensato affidamento sulla possibilità di essere datore di lavoro nella procedura di regolarizzazione. Ma il Tar aveva respinto il ricorso; in particolare, il giudice di prime cure richiamando la lettera della norma - la quale richiede che il datore di lavoro può essere solo un italiano o cittadino di uno stato membro dell'UE ovvero uno straniero in permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo – aveva affermato la legittimità dell'operato della Questura che, a fronte dell'insussistenza di requisito aveva rigettato l'istanza di regolarizzazione. Per il Tar le FAQ non sono idonee a creare un affidamento legittimo.
Il principio di affidamento
Secondo il Consiglio di Stato è chiara la logica sottesa alla disciplina in esame: volta al favor nei confronti dei cittadini stranieri che si trovino in situazioni di precarietà lavorativa ma presentino i presupposti per potersi integrare nel tessuto sociale nazionale. È sì vero, come affermato dal giudice di prime cure, che dalla lettura della normativa si evince che il legislatore ha richiesto che il datore di lavoro sia un cittadino italiano o un cittadino di uno stato membro UE ovvero uno straniero in possesso del titolo di soggiorno. Tuttavia assume valore centrale l'affidamento riposto nella lettura delle FAQ pubblicate sul sito del ministero dell'Interno; in cui alla domanda su chi poteva presentare istanza di regolarizzazione era individuato il datore di lavoro che intendeva concludere un contratto di lavoro con cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale, ovvero dichiarare la sussistenza di un rapporto di lavoro irregolare in corso con cittadini italiani, comunitari o con cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale. Domanda presentabile da datore di lavoro italiano; comunitario; extracomunitario in possesso del permesso di soggiorno UE per i soggiornanti di lungo periodo; extracomunitario titolare di una carta di soggiorno per familiare di cittadino comunitario; extracomunitario titolare di una carta permanente di soggiorno per familiare di cittadino comunitario.
A giudizio del Consiglio di Stato non può essere sottovalutato l'effetto che le risposte alle FAQ producono sui destinatari, a maggior ragione su quelli stranieri, primo tra tutti l'affidamento nei confronti dello specifico Ministero che fornisce le relative risposte. A ben vedere, le risposte date – che, indubbiamente, non hanno un carattere vincolante - contribuiscono senz'altro a fornire un'utile indicazione di carattere applicativo sulle modalità di presentazione della domanda, sui soggetti legittimati a farlo, e sui potenziali beneficiari della procedura di emersione.
Il Collegio non ha quindi condiviso le conclusioni a cui era pervenuto il giudice di prime cure secondo cui le FAQ non sono idonee a fondare il legittimo affidamento quando chiaramente contrarie allo stringente dettato normativo. Risulta all'opposto dirimente la fiducia nell'autorità autrice delle FAQ e la conseguente buona fede nella presentazione della domanda di emersione.