Penale

Chiusi gli ospedali psichiatrici giudiziari, ma le Regioni sono in ritardo

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di Roberta Giuliani

Da oggi non si parlerà più di ospedali psichiatrici giudiziari e i 700 internati prenderanno strade diverse: saranno dimessi oppure ospitati nelle Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) o ancora trasferiti temporaneamente in strutture transitorie. Nessuna proroga dunque per la chiusura degli Opg: dopo tre slittamenti dalla prima data prevista dal Dl 211/2011 per 1° febbraio 2013, è scaduto ieri l'ultimo termine fissato dal Dl 52/2014.
Ma nonostante i rinvii non tutte le Regioni sono pronte ad accogliere i detenuti: gli Enti che possono contare già dal 1° aprile su residenze funzionanti sono Valle d'Aosta, Lombardia, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Basilicata, Sicilia e Sardegna e Provincia Autonoma di Bolzano. Per il Veneto, unica Regione in ritardo, come si legge nel comunicato del ministero della Giustizia, si prospetta invece l'istituto del commissariamento. «Nel caso della Regione Veneto, che in mancanza di strutture individuate non risulta in condizione di prestare l'assistenza alle persone sottoposte a misure di sicurezza detentiva, sarà necessario procedere alla nomina di un Commissario straordinario (L. 30 maggio 2014, art. 1 co. 2) perché provveda in via sostitutiva a dare attuazione a quanto richiesto dalla legge».
Sempre secondo il comunicato, altre Regioni «completeranno tale percorso nelle prossime settimane: si tratta del Friuli Venezia Giulia, della Puglia, della Provincia autonoma di Trento e del Piemonte». Il Piemonte, pur avendo individuato soluzioni, non ha fornito i relativi atti deliberativi e ha previsto termini lunghi (il primo settembre 2015) per il via libera alla struttura. Gli altri Enti non ancora pronti hanno tuttavia individuato i tempi di effettiva attivazione, in relazione a lavori e procedure da ultimare: le aperture variano da pochi giorni come il Friuli Venezia Giulia (4 maggio) e la Puglia (30 maggio), ai 120 giorni della Calabria necessari per attivare una struttura transitoria. La Provincia autonoma di Trento conta di essere pronta il prossimo primo luglio.

Il trasferimento -Il trasferimento degli internati dagli Opg alle strutture alternative individuate non sarà tuttavia un'operazione di massa, ma un percorso che richiede l'adozione di provvedimenti sia giudiziari sia sanitari per ciascuno dei ricoverati nelle strutture. «Sarà il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, in collaborazione con l'Autorità giudiziaria, con le Regioni e con le Province autonome, a provvedere – si legge nel comunicato del ministero della Giustizia - ai trasferimenti presso le Rems dei soggetti destinatari delle misure di sicurezza». Tale percorso presumibilmente impegnerà un arco di tempo di alcune settimane. Per una parte delle 700 persone internate negli Opg sarà possibile la dimissione, mentre gli altri saranno ospitati nelle Rems. «A stabilire se un soggetto può essere dimesso - spiega Roberto Piscitello, responsabile della Direzione generale detenuti e trattamento del Dap, il Dipartimento amministrazione penitenziaria - è la magistratura di sorveglianza sulla base di una valutazione della pericolosità sociale e dei trattamenti seguiti: entro il primo aprile si stima che questa quota sarà tra il 5 e il 10% del totale».

L'Organismo di coordinamento - Il comunicato di Via Arenula auspica che «la prosecuzione della positiva esperienza dell'Organismo di coordinamento del ministero della Salute possa essere sostenuta dalla istituzione in ambito regionale di analoghi meccanismi di raccordo delle competenze coinvolte e della cooperazione istituzionale, anche sollecitando il contributo delle competenti Autorità giudiziarie».
L'organismo di coordinamento ha presentato il 13 febbraio 2015 al Parlamentola II relazione trimestrale sul superamento degli Opgevidenziando alcuni nodi cruciali. Una soluzione è stata quella di individuare strutture residenziali transitorie per rispettare le scadenze e assicurare i necessari interventi ma anche per garantire il trasferimento degli internati destinatari di una misura di sicurezza detentiva e socialmente pericolosi.

Gli enti virtuosi - Alcuni Enti territoriali hanno invece aperto le Rems prima della scadenza. Se la residenza di S. Isidoro nella Provincia di Bolzano è attiva già dal 1° gennaio 2014, sono sette sono le strutture toscane che hanno avviato un percorso alternativo. Il superamento dell'Opg di Montelupo è stato infatti uno degli obiettivi prioritari della Regione Toscana che in questi anni e con varie delibere ha posto particolare attenzione alle problematiche degli internati e detenuti: sono stati individuati tra l'altro percorsi socio-assistenziali e di cura da realizzarsi nell'ambito territoriale che hanno prodotto 65 programmi di dimissione dall'Opg per favorire il rientro degli internati toscani nel territorio di provenienza.
Molte Regioni invece hanno inaugurato le proprie residenze sul filo di lana. Tra il 30 marzo e il 1° aprile è stata annunciata l'apertura della Rems di Castiglione delle Stiviere di Valle d'Aosta e Lombardia che sarà l'unico dei sei attuali Opg a trasformarsi in residenza con una dotazione di 160 posti.
Il Lazio invece ha avviato le residenze afferenti alla Asl RMG, a Subiaco e a Palombara Sabina ma anche altre due residenze in provincia di Frosinone: una a Ceccano e l'altra a Pontecorvo che tra l'altro è stata inaugurata il 31 marzo dal ministro della Giustizia Andrea Orlando insieme al Presidente della regione Nicola Zingaretti. Anche in Basilicata il 30 marzo ha aperto i battenti nella frazione di Tinchi (Comune di Pisticci) una Rems con 10 posti letto.
Se in Sicilia sono pronte a partire due residenze una a Caltagirone (CT) e l'altra a Naso (ME), in Campania è stata annunciata l'apertura di tre delle cinque previste. Il taglio del nastro delle altre due slitterà invece di qualche mese. La Sardegna aprirà in via temporanea una parte della residenza di Capoterra in provincia di Cagliari.
A queste strutture dovrebbe aggiungersi l'apertura temporanea per Abruzzo e Molise della Rems di Guardagrele (Chieti) frenata solo da un giudizio amministrativo pendente che potrebbe risolversi, almeno in fase cautelare al Tar, già prima dell'inizio di aprile.

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