Penale

Camere penali: già oggi prescrizione elevata su molti reati

di Giovanni Negri

Non pare proprio essere la prescrizione il male capitale del processo penale. Non per le Camere penali che ieri hanno aperto una settimana di astensione dalle udienze, proseguendo quell’opera di controinformazione cui in parte è stato dedicato il congresso concluso domenica a Taormina. Ieri l’accento è stato messo sui tempi di prescrizione di alcuni reati, con una finestra anche su alcuni delitti “comuni”, come il furto in abitazione e furto con strappo, prescritto in 12 anni e 6 mesi, e fattispecie gravi di rapina, prescritte in 25 anni, oppure l’usura, 12 anni e 6 mesi. Al netto di casi ritenuti, anche per effetto di interventi normativi recenti come assai gravi: dalla corruzione, per la quale con l’aumento della metà per il caso di interruzione, si può arrivare sino a 15 anni (12 per quelle per esercizio della funzione), all’omicidio stradale, con aumento di un quarto, 25 anni.

Certo, sono i reati “di strada”, quelli che si prescrivono più facilmente e ci sono settori del diritto penale dove, come nel caso dei reati edilizi, si potrebbe intervenire in maniera più mirata. Ma un generale blocco della prescrizione per i penalisti è un atto di inciviltà giuridica da contrastare con ogni mezzo.

Il tutto per corroborare con i numeri una battaglia contro il debutto della nuova disciplina fissato al 1° gennaio, che congela i termini dopo la sentenza di primo grado. Per il presidente dell’Unione delle Camere penali Giandomenico Caiazza, l’intervento è «delirante»,una «follia» («è come se si volesse intervenire sul problema del deterioramento del cibo togliendo la data di scadenza») che si basa su presupposti infondati: che la prescrizione sia lo strumento per sottrarre alla giustizia penale «cittadini furbi e ricchi» e che «questo Paese sia devastato dalla prescrizione, perché troppi reati si prescrivono con facilità. Ma 60 anni per il sequestro a scopo di estorsione sono troppo pochi? Dirlo è qualcosa di strabiliante, è un’assurdità».

La riforma, contestano i penalisti, non interviene sulla prescrizione che matura durante le indagini preliminari, ma dopo la sentenza di primo grado e così «inciderà solo su una fetta marginale del fenomeno: il 30% del 10% dei processi oggi prescritti. «Un fatto che andrebbe spiegato da parte di chi ha qualificato questa riforma come epocale».

Tutto questo senza intervenire sulle vere cause dell’eccessiva durata dei processi, tra cui un posto ce l’ha la cattiva organizzazione degli uffici giudiziari. Come dimostrano gli stessi dati del ministero della Giustizia sulla durata dei procedimenti. Se a Trento, con riferimento ai procedimenti per reati ordinari con autore noto, ci vogliono 161 giorni per le indagini della procura, a Brescia ne servono 663. E se sempre a Trento il procedimento davanti al giudice monocratico arriva a sentenza in 256 giorni a Salerno di giorni ne occorrono 1.199.

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