Penale

Cdu e Spd alla ricerca di leadership (e giovani)

di Isabella Bufacchi

«È il peggiore risultato della nostra intera storia», ha sintetizzato ieri con accento drammatico la leader della Cdu Annegrett Kramp-Karrenbauer, commentando un umiliante 28,6% alle europee (-7,4% dal 2014). Quando lo scorso dicembre Akk ha preso il posto che era stato ricoperto per 18 anni da Angela Merkel, sapeva di ereditare dalla cancelliera un partito nel pieno della sua più grave crisi dal Dopoguerra per il pessimo esito elettorale delle politiche 2017. Alle europee questo declino si è ulteriormente aggravato, al punto da far traballare la poltrona sulla quale siede la neo-leader. Lo stesso vale per Andrea Nahles, dall’aprile 2018 leader dell’Spd: anche lei deve fare i conti con il peggiore risultato elettorale nella storia del suo partito, 15,8% alle europee, uno schiacciante -11,5% e anni luce lontano dal già pessimo 24,6% del 2017.

È prevedibile che le due presidentesse, contestate da ogni dove, resteranno sulle loro poltrone, almeno per un po’, se non altro perché non c’è nessun leader carismatico e crisis manager in entrambi i partiti al momento in grado di sostituirle per sollevare le masse: Friedrich Merz, principale antagonista della Merkel da due decenni, molto vicino a imprese e banche ma perdente nella gara per la leadership della Cdu in dicembre, si prepara ad entrare nella GroKo se l’attuale ministro dell’Economia Peter Altmaier dovesse diventare commissario. Olaf Scholz, attuale vice-cancelliere e ministro delle Finanze Spd, tiene la cinghia stretta ai conti pubblici come piace alla Cdu e per quanto ambizioso non farebbe volare l’Spd come leader. In casa Spd, Martin Schulz potrebbe togliere alla Nahles la guida del partito in Parlamento, ma tutto qui. Il toto nomine è ricco di spunti ma povero in pathos.

La crisi di Cdu-Csu e Spd va tuttavia oltre le beghe di partito perché, essendo i tre al governo, investe in pieno la Grande coalizione che di “grande” ora non ha più nulla. Una crisi di governo, innescata dall’uscita brusca dell’Spd per volere dell’ala più di sinistra (quella che sostiene le proposte di nazionalizzazione del presidente di Juso Kevin Kühnert, un autogol prima delle europee), non è da escludersi perché in politica mai si può dire mai. Una fetta importante nell’Spd però resta convinta che far cadere la GroKo sarebbe un errore, perché rischierebbe di allontanare ulteriormente gli elettori creando una situazione di instabilità in un Paese dove tutto l’elettorato è già rimasto scioccato per i tempi lunghissimi della formazione del governo, dal settembre 2017 al marzo 2018. E l’Spd non intende servire su un piatto d’argento a Akk la possibilità di passare da vittima di un’imboscata e recuperare così consensi: la leader Cdu vorrebbe diventare cancelliera prima del tempo, se la Merkel dovesse dimettersi prima del tempo, ma anche questa eventualità è incerta con la Ue e l’euro alle prese con la carica dei populisti sovranisti.

I tre grandi partiti della GroKo sono costretti a leccarsi le ferite e analizzare gli errori fatti. «Abbiamo sbagliato, dovevamo impegnarci di più sul cambiamento climatico», ha già detto AKK, guardando al raddoppio dei Verdi alle europee: ma se bastasse la tutela dell’ambiente a riportare Cdu-Csu al 45% nei sondaggi, sarebbe tutto troppo facile. Tanti i nodi da sciogliere: migrazione e difesa, digitalizzazione e formazione, riforme europee per cementare la Ue ma che si sono arenate anche per colpa della Merkel. E poi c’è la questione giovani: tanto Cdu quanto Spd hanno perso la presa sulla fascia 18-35 anni. Spd e Cdu vanno forte tra gli elettori di età superiore ai 60 o 70 anni: i socialdemocratici rincorrono da tempo i voti dei pensionati con riforme sulle pensioni ma l’invecchiamento della popolazione paga fino a un certo punto alle urne. Sono i Verdi a saper fare presa sui giovani. Akk ha voluto come segretario generale al suo fianco Paul Ziemiak capo dei Junge Union Deutschlands ma poi è caduta sulla buccia di banana alla vigilia delle elezioni europee, non capendo la portata del video del rapper YouTuber Rezo. I guai per i partiti della GroKo non finiscono qui: in autunno le elezioni in tre Länder in ex-Germania dell’Est (Sassonia, Brandeburgo e Turingia) daranno il filo da torcere a tutti: alle europee è lì che AfD ha stravinto.

Corte di giustizia Ue, sentenza 27 maggio 2019 sulle cause C-508/18 e C-82/19

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