Penale

L’intreccio con la prescrizione e il rischio dei vecchi veti

di Giovanni Negri

All’introduzione di misure acceleratorie dei procedimenti penali è legato l’accordo politico tra Lega e Movimento 5 Stelle che ha permesso la modifica alla disciplina della prescrizione con il congelamento dei termini all’altezza del giudizio di primo grado, di qualsiasi segno sia. In questa prospettiva, allora, diventano centrali i tempi delle indagini. È proprio in questa fase, infatti, che matura il maggior numero delle prescrizioni ed è chiaro che un intervento elusivo sul punto sarebbe denso di conseguenze.

Il nodo
Il nodo da sciogliere però è sia politico sia tecnico. Perché le modifiche al processo penale concordate tra ministero, Camere penali e Anm hanno di fatto trascurato questo aspetto, i tempi delle indagini, limitandosi a un accordo sulla rimodulazione della regola per la presentazione della richiesta di archiviazione, da avanzare quando mancano probabilità di successo dell’accusa in dibattimento.

Impasse del resto comprensibile, considerati, da una parte, il favore degli avvocati per misure più stringenti nei tempi e vincolanti nel loro rispetto e, dall’altra, invece l’ostilità della magistratura.

Solo pochi giorni fa il neo presidente dell’Anm, Luca Poniz, tornava a sottolineare la perplessità di fondo davanti a possibili sanzioni per il pubblico ministero che non rispetta i termini, in un contesto di scarsità di risorse a disposizione. E non aiuta il precedente della riforma Orlando, con la sostanziale sterilizzazione, anche da parte del Csm, della norma che aveva previsto l’avocazione da parte della procura generale in caso di inerzia del pm nel formulare l’imputazione o chiedere l’archiviazione.

Governo diviso
Sul piano politico poi, a oggi, la distanza tra le forze di Governo sul punto è ancora assai forte. Anzi, l’ipotesi di 12 mesi di durata standard più 6 di proroga senza notifica all’imputato appare alla Lega addirittura peggiorativa rispetto all’esistente.

Una distanza che, per la verità, allo stato, resta forte su tutta la riforma della procedura penale in discussione. Troppo blanda e poco incisiva, per la Lega. Incapace di dare un effettivo impulso ai procedimenti. L’accordo a tre tra ministero, magistrati e penalisti, al di là delle indagini preliminari, investe infatti alcuni aspetti che però sono giudicati marginali.

È il caso, per esempio, dell’udienza preliminare, e dell’anticipo delle questioni che riguardano la competenza per territorio, la costituzione delle parti, il contenuto del fascicolo per il dibattimento. Oppure dei riti alternativi, che dovrebbero uscire incentivati sia sul fronte del patteggiamento (riduzione sino alla metà in caso di contravvenzione o di accordo raggiunto nelle indagini preliminari e innalzamento a 10 anni della pena che può essere richiesta dalle parti, eliminazione delle preclusioni sia soggettive sia oggettive), sia su quello del rito abbreviato.

Di certo c’è il concreto pericolo che la riforma della procedura penale si riveli l’ennesimo intervento tampone, dove la somma dei veti incrociati produce uno zero sostanziale quanto a incisività.

Ammesso poi che siano proprio gli interventi sulla procedura penale quelli più significativi per il miglioramento dei tempi di durata dei procedimenti. E non invece lo stanziamento di risorse, la formazione dei vertici degli uffici e misure meno glamour, come una drastica modifica del sistema delle notifiche.

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