Negli studi professionali il futuro è integrazione tra smart e presenza
Il 40% dei professionisti manterrà lo smart working anche dopo l’emergenza sanitaria. Un’indagine dell’Osservatorio delle libere professioni dell'ottobre scorso - campione di 1.400 professionisti e 8.300 dipendenti - disegnava un trend che l'inverno ancora pandemico pare aver consolidato
Il 40% dei professionisti manterrà lo smart working anche dopo l’emergenza sanitaria. Un’indagine dell’Osservatorio delle libere professioni dell'ottobre scorso - campione di 1.400 professionisti e 8.300 dipendenti - disegnava un trend che l'inverno ancora pandemico pare aver consolidato. Il sondaggio del Sole 24 Ore conferma che digitalizzazione e remotizzazione del lavoro saranno qui, con qualche eccezione, i driver del new-normal.
«Favoriremo lo smart working oltre che per i lavoratori fragili o con problematiche familiari, anche per il personale le cui mansioni possono più facilmente essere svolte da remoto» dicono Riccardo Bacci e Franco Galiano, Equity Partner di Weigmann Studio legale. Per Andrea Stefanelli di Stefanelli&Stefanelli (Bologna) «la possibilità del lavoro agile è molto adattabile anche all'attività forense. L'incontro con il cliente o con i colleghi avversari, anche questo divenuto da 2 anni ormai solo “virtuale” ma ha dimostrato di essere quasi sempre più efficace e produttivo di quelle lunghe sessioni “in presenza”, rituali e liturgiche».
Secondo Maria Pia Nucera - commercialista con studi a Roma, Reggio Calabria, Milano e Brescia, aggregazione professionale di 37 persone - «Lo smart offre grande flessibilità, è destinato a rimanere, è fattore di efficienza. Il vero problema oggi però sono i riflessi della Dad sulle presenze dei genitori al lavoro, non prevedibili e difficilmente gestibili». Contrario di principio all'ibrido del lavoro agile è invece Francesco Sciaudone, managing partner di Grimaldi (1.500 persone): «Vogliamo che in tutte le sedi sia assicurata la presenza dì tutti i collaboratori. Per farlo in sicurezza abbiamo due volte la settimana tamponi per tutti, interni ed esterni. Il vero smart working è quello fatto in presenza, in ambienti sicuri e confortevoli, con flessibilità dì utilizzo».
Per Giampiero Falasca, partner e people strategist di DLA Piper in Italia (400 tra professionisti e staff) è indispensabile «rimettere l’interazione umana al centro della vita lavorativa, pur preservando i vantaggi di digitalizzazione e smart working. La policy aziendale prevede che professionisti e staff presenti in ufficio almeno tre giorni a settimana, mantenendo per le restanti giornate lavorative la possibilità di lavorare in modalità “agile”, con tempi e modalità definiti con grande flessibilità, autonomia e senso di responsabilità, in coerenza con la logica del “lavoro per obiettivi” che caratterizza la nostra attività».