Professione e Mercato

La nuova stagione degli specialisti in crisi d’impresa

di Valentina Maglione e Valentina Melis

Compensi ridotti, procedure concentrate nei tribunali più grandi, possibile ingresso nel mercato di operatori diversi dagli iscritti agli Ordini. Ma anche poteri più consistenti, più trasparenza nelle nomine e la possibilità di gestire la nuova procedura di allerta per far ripartire le imprese in crisi. In bilico tra rischi e opportunità, i professionisti delle crisi d’impresa dovranno con tutta probabilità fare i conti con le novità contenute nella legge delega sulle procedure concorsuali (legge 155/2017), approvata dal Parlamento con un’accelerazione dei lavori e che entra in vigore domani, martedì 14 novembre.

Il testo dà al Governo 12 mesi di tempo per predisporre i decreti legislativi incaricati di attuare i principi della delega; ma al ministero della Giustizia non si aspetterà tanto (anche perché la legislatura è agli sgoccioli): i decreti sono in fase avanzata di lavorazione.

La platea
Ma chi sono gli esperti che si occupano oggi di procedure concorsuali? Secondo i dati forniti al Sole 24 Ore del Lunedì da Infocamere ed elaborati a partire dal Registro delle imprese, al 30 settembre scorso erano 40.218 i curatori che gestiscono le procedure fallimentari. Si tratta quasi solo di iscritti agli albi: avvocati, commercialisti e ragionieri. In realtà la legge fallimentare (Regio decreto 267/1942) prevede che anche i manager di azienda possano occuparsi di procedure concorsuali, ma in concreto non accade quasi mai.

Meno numerosi dei curatori sono i commissari giudiziali, che seguono le procedure di concordato: sempre al 30 settembre, erano 4.574. Mentre i liquidatori erano 3.173.

Gli incarichi dei curatori (ma anche dei commissari e dei liquidatori) sono aumentati negli anni della crisi economica, in concomitanza con l’aumento delle procedure concorsuali, cresciute dell’8% dal 2011 al 2017. Di queste “poltrone”, oltre il 70% è occupata da uomini (il 73,7% nel caso dei curatori), e meno di un terzo da donne. Quasi assenti, invece, le persone giuridiche, segno che le società si aggiudicano una parte irrilevante delle procedure.

Se si analizza il numero di pratiche in carico a ciascun curatore, è evidente che la maggior parte dei professionisti (il 66%) gestisce una sola procedura, mentre pochi possono vantare una molteplicità di incarichi. Solo 340 curatori su 40.218 (lo 0,84%) gestiscono oltre 20 procedure.

Le sfide poste dalla riforma
In futuro, chi aspira a seguire le procedure concorsuali dovrà iscriversi nel nuovo albo previsto dalla legge delega: che accoglierà non solo i professionisti ma tutti i «soggetti, costituiti anche in forma associata o societaria» con determinati «requisiti di professionalità, indipendenza ed esperienza». Una formulazione «di principio, che dovrà essere declinata dai decreti delegati ma che potrebbe aprire le porte a società specializzate, costituite da esperti non necessariamente professionisti», analizza Antonio Maria Leozappa, avvocato a Roma e presidente dell’Associazione curatori fallimentari.

Dall’albo si attingerà anche per designare i componenti dei collegi che dovranno tentare di raggiungere una soluzione della crisi concordata tra debitore e creditori nell’ambito della procedura di allerta, una delle principali novità veicolate dalla legge delega. La concorrenza potrebbe aumentare, dunque, ma il nuovo sistema può portare in dote anche nuove opportunità di lavoro.

Inoltre, «con l’albo potrebbe esserci più trasparenza nella nomina dei curatori», auspica Giovanni La Croce, commercialista a Milano, con grande esperienza nella materia delle procedure concorsuali. «Se venisse ammessa - spiega - la possibilità per i curatori di lavorare in più tribunali, si garantirebbe la circolazione delle competenze e si limiterebbero le vischiosità locali».

Il tema del rapporto con il territorio è complesso, anche perché la legge delega ridisegna la geografia dei tribunali competenti a occuparsi di crisi d’impresa, con la concentrazione in quelli più grandi: il professionista che oggi ha rapporti solo con i giudici del piccolo tribunale locale dovrà rimettersi in gioco anche in nuove sedi. «In questo quadro - ragiona La Croce - lo studio composto da un solo professionista non avrà vita facile: per stare sul mercato occorre crescere e acquisire anche competenze aziendalistiche».

C’è infine il fronte dei compensi dei professionisti: la legge delega prevede di ridurli. «Condivido il contenimento dei costi - dice Leozappa - ma occorre rapportarli al livello di responsabilità di cui i professionisti si fanno carico».

I fallimenti e i professionisti

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©