Penale

Carcere, la rivoluzione di Cartabia: telefonate libere, app per i colloqui e tutela di genere

Previsti anche il totem touch per le richieste, parabole per vedere le partite di calcio e lo sport per tutti

di Francesco Machina Grifeo

"Da gennaio il carcere sarà la mia priorità". Le parole pronunciate dalla Ministra Marta Cartabia poco prima di Natale davanti ai membri della Commissione per l'innovazione del sistema penitenziario, dopo la presentazione della relazione finale, lasciano ben sperare per l'avvio di una nuova stagione. "Il carcere – ha proseguito la Guardasigilli - ha sterminati bisogni: il mio obiettivo è introdurre cambiamenti molto concreti, che incidano anzitutto livello amministrativo allo scopo di migliorare la vita quotidiana di chi vive e lavora in carcere".

La strada individuata dunque mira ad interventi snelli e veloci senza passare obbligatoriamente per una modifica del tessuto normativo col conseguente rischio di incappare nel veto incrociato dei partiti. Non mancano certo le proposte di modifica anche all'ordinamento penitenziario, al Cp, al Cpp, al Dlgs n. 286/1998 e alla L. n. 395/1990, tuttavia, si legge nella Relazione, "l'impatto delle disposizioni di dettaglio contenute nelle circolari amministrative è fortissimo e in grado di orientare il concreto agire degli operatori".

Si mira così anche a recuperare i significativi contributi degli Stati generali sull'esecuzione penale. Le proposte della Commissione, presieduta da Marco Ruotolo (Ordinario di Diritto costituzionale nell'Università Roma tre), si concretizzano in 8 linee guida per la rimodulazione dei programmi di formazione del personale e 35 azioni amministrative "per attuare consistenti miglioramenti della vita penitenziaria".

Vediamone alcune. Per i tossicodipendenti, estendendo il Protocollo milanese, si prevede di anticipare la formulazione di programmi terapeutici alternativi ad una fase che precede e non segue la carcerazione. Rispetto al reinserimento lavorativo la proposta è di estendere la prassi già in uso in alcuni territori di organizzare periodicamente open day rivolti alle imprese e la cooperazione sociale, creando anche un sistema di raccolta dei dati dei detenuti idoneo ed utile per favorire l'incontro domanda/offerta di lavoro. Andrebbe poi realizzata una struttura regionale per realizzare la programmazione integrata per l'inclusione sociale, il lavoro e la formazione professionale.

Prevista poi la realizzazione di un programma speciale per l'istruzione e la formazione negli istituti penitenziari e nei servizi minorili della giustizia, con la costituzione di una sorta di "cabina di regia" tra i Ministeri dell'Istruzione e della Giustizia, per l'integrazione tra didattica digitale e didattica in presenza (DID), con "auspicabile fornitura di device ad uso individuale per gli studenti".

La Dad invece potrebbe essere utilizzata, oltre che per i percorsi scolastici e universitari, anche per la partecipazione a corsi professionali per acquisire competenze qualificate che possano essere spese fuori dal carcere e in alcuni casi anche dentro (per es. corso per operatore sanitario). Si ipotizzano anche corsi scolastici attraverso la creazione di contatti con i Paesi di origine per le persone in attesa di espulsione.

Un'azione semplice ma rivoluzionaria si annuncia la "liberalizzazione" delle telefonate per i detenuti appartenenti al circuito di media sicurezza qualora non vi siano "particolari esigenze cautelari, per ragioni processuali o legate alla pericolosità". In particolare, la proposta prevede la possibilità di acquistare al sopravvitto apparecchi mobili "configurati in maniera idonea e funzionale con le dovute precauzioni operative (senza scheda e con la possibilità di chiamare solo i numeri autorizzati) per evitare qualsiasi forma di utilizzo indebito".

Per cui il detenuto sarebbe libero di utilizzare l'apparecchio nei tempi e con le modalità indicate dall'Amministrazione (es. solo nella camera di pernottamento). "Ciò – si legge nella Relazione - consentirebbe di alleggerire il sistema con evidenti benefici per coloro (e non sono pochi) che, non avendo disponibilità economiche, potrebbero chiamare gratuitamente avvalendosi delle video-chiamate con Skype o simili applicazioni, come già sta avvenendo". E risolvere anche l'annoso problema, legato alle difficoltà di verifica dell'intestazione dell'utenza telefonica, soprattutto per i detenuti stranieri. Le video chiamate potranno essere effettuate con i cellulari di recente acquistati dall'Amministrazione (3.200) o nelle sale attrezzate e video sorvegliate, già predisposte in diversi istituti, secondo le esigenze organizzative interne di ciascuno di questi.

Allineandosi, poi, all'esperienza di altri Paesi europei, "si potrebbero consentire servizi a pagamento (per esempio le lavatrici a gettoni) come già avviene in alcuni istituti italiani per i distributori di bevande e snack".

Si propone inoltre di incentivare il possesso di computer nelle stanze di pernottamento. "Con una circolare – si legge - si potrebbe specificare la destinazione di appositi locali per l'impiego di personal computer con connessione ad internet attraverso una piattaforma protetta e dedicata del Ministero della Giustizia, la quale filtri e impedisca l'accesso ai contenuti non consentiti".

Via libera anche alla introduzione del totem touch e alla informatizzazione dei registri. "Un'altra esigenza particolarmente avvertita tra i detenuti e tra gli operatori – spiega la Relazione - è quella della realizzazione di un totem touch per le richieste dei detenuti con un terminale multimediale, fruibile in diverse lingue, che consenta di sostituire il cartaceo (istanze di cui a mod. 393), gli ordini di sopravvitto (mod. 72) ecc., con una gestione telematica delle richieste".

Investimenti anche in sicurezza: "Certamente è auspicabile il potenziamento dei sistemi metal detector fissi o altre apparecchiature, volte a evitare l'ingresso in istituto di oggetti il cui possesso non è consentito alle persone recluse".

I colloqui potrebbe essere prenotati tramite App: "Particolarmente utile poi al fine di evitare disagi ai familiari dei detenuti e facilitare il lavoro degli operatori del carcere sarebbe la configurazione di una apposita App (già prospettata dall'istituto di Bollate) per la prenotazione da remoto del colloquio con il detenuto in carcere".

Ma si ipotizza anche l'installazione di parabole satellitari "per una più ampia fruizione dei servizi televisivi", in primis per le partite di calcio: "Considerato il forte interesse mostrato dalla popolazione detenuta per lo sport e in particolare per il calcio, si potrebbe incentivare l'istallazione di parabole satellitari che permettano momenti di svago per vedere le partite". Mentre per gli stranieri "sarebbe utile attivare i canali delle loro televisioni nazionali in modo da consentirgli di non perdere i contatti con il loro territorio, sentendosi quindi meno lontani e soli".

Si punta poi anche alla implementazione dello sport che "deve essere effettivamente elemento del trattamento penitenziario", per cui "sarebbe auspicabile che in ciascun istituto vi fosse almeno un operatore abilitato ad essere insegnante per lo sport di base". E viene indicato come di "fondamentale importanza" il ruolo di promozione e supporto di interlocutori istituzionali quali Sport Salute S.p.A, CONI, Dipartimento per lo Sport.

Ma è previsto anche il riconoscimento e la valorizzazione delle esperienze teatrali in carcere e l'agevolazione della vendita diretta dei prodotti realizzati all'interno degli Istituti

Capitolo a parte quello dei servizi igienici. Nonostante quanto stabilito dall'ordinamento penitenziario, infatti, in molti Istituti i servizi igienici ancora non sono separati dalle stanze. In alcuni casi i bagni sono a vista e "alla turca" e in alcuni istituti (come quello di San Severo e di Turi) i water sono occultati dalla vista da una cabina in legno priva di soffitto, che non isola dai rumori e dagli odori, posta in mezzo ai cameroni.

C'è poi una specifica azione per la tutela antidiscriminatoria per orientamento sessuale e identità di genere. Si propone l'adozione di una circolare che regoli le sezioni omogenee per persone transgender o che si dichiarino omosessuali, e temano di subire, in ragione di tali condizioni personali, gesti di prevaricazione, dando prevalenza alle sperimentazioni che hanno condotto (ad esempio la sez. D dell'istituto di Firenze "Sollicciano", che tuttavia risulta allo stato chiusa) ad affiancare le sezioni per detenute transgender MaleToFemale a istituti o sezioni femminili, piuttosto che maschili, al fine di dare prevalenza - e di poter contare su un personale maggiormente formato in tal senso – al sesso di identificazione invece che a quello meramente biologico.

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