Giustizia

Allarme dei medici legali: «Drastico calo di indagini in caso di morti sospette»

Simla chiede la riforma su presenza e ingaggio dei professionisti forensi

di Alessandro Galimberti

Il drastico calo dell’utilizzo dei medici legali nelle indagini di polizia giudiziaria (-30% negli ultimi 10 anni, a Milano solo un cadavere da morte sospetta ogni sei viene esaminato) rischia di avere gravi ripercussioni sia sulle finalità di giustizia ma anche per la prevenzione epidemiologica. La Società italiana di medicina legale e delle assicurazioni, all’esito di una ricerca coordinata da Cristina Cattaneo e Carlo Campobasso. lancia un appello al Governo per standardizzare le procedure di ingaggio delle indagini necroscopiche (oggi rimesse alle prassi locali) e per investire in un segmento sanitario in fase di rapida, inspiegabile e pericolosa dismissione.

Emblematico il caso del Pronto soccorso del Policlinico di Milano, dove sono state esaminate 991 cartelle cliniche con 53 parametri: di queste, solo il 4,1% presenta una descrizione esaustiva della malattia (sede, dimensioni, natura) ma in nessun caso sono state effettuate analisi per datare le lesioni. Nel 99,3% dei casi non sono stati conservati indumenti appartenenti alla vittima o all’aggressore e solo nel 2,8% dei casi sono state scattate fotografie delle ferite. In sostanza, non è stata compiuta alcuna attività medico legale per risalire alle dinamiche e tracciare responsabilità e rischi per il paziente.

Eppure la medicina legale nei casi di morti sospette o di vittime di violenza è fondamentale, soprattutto per l’amministrazione della giustizia.  Per Simla è quindi «cruciale procedere a una riforma sul territorio nazionale, in analogia con quella impostata in Francia dove i ministeri di Grazia e Giustizia, della Salute e dell’Università stabiliscono, in base al bacino di utenza delle diverse città, il numero di medici legali ospedalieri, universitari e misti, per i quali è previsto uno specifico contratto di lavoro».

L’ambito “naturale” della medicina legale, ma sempre meno battuto per ragioni di budget, sono gli omicidi volontari, i suicidi, gli incidenti del traffico correlati alle sostanze d’abuso, infortuni sul lavoro e malattie professionali, l’identificazione dei cadaveri, gli avvelenamenti anche ambientali, il maltrattamento e l’abbandono di minori, incapaci e soggetti fragili, e infine la responsabilità sanitaria.

La chiamata del medico legale oggi è gestita attraverso accordi, più o meno ufficializzati, tra Procure, ospedali, Istituti di medicina legale e professionisti freelance. Sui quali gravano pesanti ritardi nella liquidazione delle spese, spesso quantificate in maniera del tutto incongrua, con l’anticipazione a carico dei consulenti (viaggio, costi delle indagini ancillari, radiologia, istologia , tossicologia) talora quantificabili anche in migliaia di euro. Un sistema che non può più reggere.

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