Civile

Ganasce fiscali a rischio per chi paga ma non verifica

Alcuni riscossori tardano a cancellare il fermo, se si circola sanzioni pesanti

di Maurizio Caprino

Si fa presto a dire che è tutto automatico, grazie alla digitalizzazione. Se la si sfrutta fino in fondo, si rischia di ritrovarsi con la patente revocata, il veicolo confiscato e una supermulta da pagare. Può succedere a chi incappa nelle “ganasce fiscali” (cioè il fermo amministrativo del mezzo, apposto dagli agenti della riscossione quando non si paga una cartella esattoriale), salda finalmente il debito ma poi – confidando nel fatto che è tutto automatico – non verifica che il fermo sia stato cancellato.

Il rischio c’è per le cancellazioni disposte dal 1° gennaio 2020, che devono essere automatiche. Per quelle precedenti, la procedura era fastidiosa ma a prova di errore: una volta pagato il dovuto, era necessario recarsi al Pra (Pubblico registro automobilistico) a far cancellare il fermo. Ora provvede il riscossore stesso. Ma non sempre ciò accade subito, per cui chi circola credendo di essere in regola e viene sottoposto a un controllo va incontro alle stesse pesanti sanzioni previste per chi deve ancora saldare il debito: l’articolo 214, comma 8, del Codice della strada non distingue tra le due situazioni e fa scattare in entrambe le ipotesi la revoca della patente, la sottrazione del veicolo (che passa in proprietà alla depositeria cui il mezzo è poi affidato in custodia) e una sanzione amministrativa da 1.984 a 7.937 euro.

L’unica consolazione è che, verosimilmente, la Prefettura sceglierà di far pagare l’importo minimo, visto che la sola colpa del malcapitato sarebbe quella di non effettuare una visura al Pra per verificare che il fermo non risulti più. Con un po’ di fortuna (ma è bene non contarci), si può sperare che gli agenti chiudano un occhio, rendendosi conto di avere di fronte non un debitore incallito, ma solo una vittima della burocrazia.

Certo, dopo le modifiche apportate all’articolo 214 dalla conversione in legge del Dl 113/2018, il ministero dell’Interno ha ritenuto che le sanzioni previste per la circolazione con veicolo sottoposto a fermo non si applichino in caso di “ganasce fiscali”, ma non si è pronunciato in maniera così netta: la circolare Prot. n. 300/A/559/19/101/20/21/4
del 21 gennaio 2019 afferma solo che la nuova formulazione del comma 8 «porta a escludere» le sanzioni al caso del fermo amministrativo apposto per motivi “fiscali”. E i prontuari più in uso tra le forze dell’ordine seguono la stessa linea di prudenza.

In ogni caso, fra i tre milioni di veicoli che al Pra risultano sottoposti a fermo (di cui 508.154 “ganasciati” nel corso del 2021), c’è un po’ di tutto. Compresi cittadini in perfetta buona fede, che magari credono pure agli annunci della politica, sempre ansiosa di “farsi bella” nei confronti degli elettori.

Era nata così anche la norma che ha portato alla cancellazione automatica del fermo da parte del riscossore: il decreto legislativo 98/2017 l’ha introdotta assieme a una serie di altre innovazioni nelle pratiche automobilistiche per attuare l’accorpamento del Pra nella Motorizzazione previsto dalla riforma della pubblica amministrazione (articolo 8 della legge 124/2015, nota come legge Madia). Un’operazione presentata con squilli di tromba, come da copione.

È finita che l’accorpamento si è rivelato più un’operazione cosmetica (ma questa è un’altra storia) e che la cancellazione automatica del fermo avviene effettivamente. Di più: per chi paga a rate il suo debito, è stata “inventata” anche la sospensione del fermo, che consente di tornare a circolare prima di saldare l’intero importo.

Così si è ingenerata fiducia, ma si è anche omesso di spiegare bene come funziona il meccanismo. Va detto che nella maggior parte dei casi funziona bene: Ader (Agenzia delle Entrate-Riscossione), che è il principale riscossore italiano, è nota per essere efficiente e rapida sul fronte dei fermi amministrativi. Tanto che li cancella appena acquisisce il pagamento, per cui chi si reca a versare direttamente ai suoi sportelli ha già la certezza di essere in regola (chi invece va alla Posta o paga da casa con modalità telematiche normalmente deve attendere qualche giorno).

Tutto ciò ha contribuito a far sì che non si parli mai di chi invece ha problemi. Quindi nessuno viene messo in guardia su cosa accade in alcuni casi: ci sono piccoli riscossori (che però a volte operano anche per enti importanti) lenti nell’effettuare le cancellazioni.

Si può arrivare anche a ritardi di qualche mese, ma chi li subisce ne resta perlopiù ignaro e riprende a circolare nonostante il suo veicolo risulti ancora sottoposto al fermo amministrativo. Normalmente va tutto bene, ma in caso di controllo o di incidente si rischiano le maxi-sanzioni.

Quindi è bene alzare la guardia e verificare, almeno quando non si paga direttamente agli sportelli del riscossore. Occorre effettuare una visura al Pra qualche giorno dopo il versamento. Costa 6 euro e si può fare anche online, accedendo al servizio Visurenet attraverso il sito ufficiale dell’Aci o alla funzione Infotarga dell’app Aci Space (il servizio è offerto anche da siti privati, con sovrapprezzo). Ci si può rivolgere anche direttamente all’ufficio provinciale del Pra (ma è necessario prendere appuntamento) o a un’agenzia di pratiche automobilistiche (cui normalmente è dovuto un compenso per il servizio).

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