Professione e Mercato

Titoli universitari abilitanti, un esame in sede di laurea apre al mondo del lavoro

Un cambio di passo per tagliare i tempi dell’ingresso nel mondo del lavoro dei neolaureati in ambito scientifico, sanitario e tecnico. È l’obiettivo della legge sui titoli universitari abilitanti, licenziata definitivamente e all’unanimità dal Senato il 28 ottobre

di Patrizia Maciocchi

Un cambio di passo per tagliare i tempi dell’ingresso nel mondo del lavoro dei neolaureati in ambito scientifico, sanitario e tecnico. È l’obiettivo della legge sui titoli universitari abilitanti, licenziata definitivamente e all’unanimità dal Senato il 28 ottobre.

Il disegno di legge n. 2751, in attesa della firma del Capo dello Stato prima della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, taglia notevolmente i tempi per l’approdo nel mondo produttivo, come chiesto da molti ordini professionali. L’iter più snello è ora realtà per odontoiatri, farmacisti, veterinari e psicologi. Ma non solo. L’onda lunga del decreto-legge Cura Italia, che ha portato - sulla scia dell’emergenza pandemica - alla laurea abilitante in medicina, si è estesa con la nuova legge alle lauree professionalizzanti.

Saranno così abilitanti alla professione - secondo quanto previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) - i titoli universitari conseguiti da: geometri, agrotecnici, periti agrari e periti industriali. Il testo inviato alla Commissione Ue ha posto le basi per uno strumento che consentirà anche di ampliare la lista delle lauree abilitanti ad ulteriori titoli accademici conseguiti superando corsi di studio che consentono attualmente l’esame di Stato.

Una strada aperta ad altre professioni per le quali non è previsto un tirocinio post laurea come: tecnologi alimentari, dottori agronomi e forestali, pianificatori, paesaggisti e conservatori, assistenti sociali, attuari e geologi. Per allargare la platea basterà un regolamento, da emanare su proposta dei ministeri competenti, su richiesta delle rappresentanze nazionali degli ordini e dei collegi professionali di riferimento.

I nuovi percorsi formativi verso l’abilitazione sono affidati comunque a due decreti attuativi da emanare entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge. La norma prevede il passaggio obbligato di un tirocinio, per almeno 30 crediti formativi, da fare all’interno al corso di studio e il superamento di una prova pratica valutativa da sostenere in sede di esame di laurea.

A verificare la preparazione, tecnica e teorica, una commissione integrata «da professionisti di comprovata esperienza designati dalle rappresentanze nazionali dell’Ordine o del collegio professionale di riferimento».

Evidente la soddisfazione dei diretti interessati. A iniziare da Maurizio Savoncelli, presidente del Consiglio nazionale dei geometri e geometri laureati, che promuove la riforma senza se e senza ma: «È una legge chiara ed essenziale per professioni già mature per questo passo». Un altro merito della nuova legge, secondo Savoncelli, è lo stop della norma alla migrazione nella sezione B degli albi di altre professioni. «Queste nuove classi di lauree non consentono passaggi verso le sezioni “junior” di altri albi. La sola iscrizione possibile resta quella relativa alle professioni stabilite per legge. Questo anche a tutela della trasparenza dovuta a chi cerca sul mercato il professionista al quale rivolgersi».

Stesso entusiasmo per il varo del cosiddetto Ddl Manfredi, anche da parte del presidente del Consiglio nazionale dei periti industriali e dei periti industriali laureati, Giovanni Esposito, secondo cui la legge crea finalmente un filo diretto tra formazione e lavoro. Un passo importante che va però integrato per mettere ordine nella rete delle professioni tecniche. «Dobbiamo sederci attorno ad un tavolo anche con gli ingegneri e gli architetti - sostiene Esposito - per superare la sezione B, con le inevitabili sovrapposizioni per posizioni simili che questa comporta. Ritengo che sul punto l’intesa sia vicina».

Corsia veloce anche per le lauree magistrali in chimica, fisica e biologia, al netto della necessità di una disciplina attuativa a cominciare dalla definizione dei titoli universitari che consentiranno l’accesso alla professione: «Nei prossimi anni i giovani che vorranno intraprendere le professioni di chimico e fisico - spiega la presidente della federazione nazionale degli ordini dei fisici e dei chimici, Nausicaa Orlandi - avranno la possibilità di frequentare corsi di laurea maggiormente focalizzati allo sbocco professionale e all’inserimento rapido nel mondo del lavoro».

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