Responsabilità

Telecom: risarcimento di 1,5 mln a Teleunit per abuso posizione dominante

La Corte di cassazione, sentenza n. 13073 depositata oggi, ha infatti respinto il ricorso della Telecom contro la decisione della Corte d'appello di Milano n. 1200/2018

di Francesco Machina Grifeo

Confermata la condanna di Telecom Italia al risarcimento di 1,5 milioni di euro (oltre rivalutazione e interessi) per il pregiudizio patrimoniale subito da Teleunit, nel periodo che va gennaio 2003 a luglio 2007, a causa dell'abuso di posizione dominante. La Corte di cassazione, sentenza n. 13073 depositata oggi, ha infatti respinto il ricorso della Telco contro la decisione della Corte d'appello di Milano n. 1200/2018, a sua volta confermativa della sentenza di primo grado. Come accertato dall'Agcm nel procedimento inziale, dunque, Telecom ha abusato della posizione di monopolio applicando a Teleunit condizioni economiche per il servizio di terminazione verso la propria rete mobile che risultavano discriminatorie rispetto a quelle applicate alle proprie divisioni commerciali per il medesimo servizio di terminazione on-net. Il danno riconosciuto è stato identificato nei maggiori costi sostenuti per il servizio.

La Corte di appello ha rilevato, e la Cassazione oggi conferma, che l'applicazione delle tariffe discriminatorie ha comportato una contrazione degli utili e che tale margin squeeze "può rappresentare una conseguenza dell'overcharge, o consistere nel non aver potuto realizzare quei maggiori utili che sarebbero derivati dalla possibilità di offrire alla clientela tariffe più alte". "Ai fini risarcitori - scrive la Prima sezione civile - è sufficiente che il concorrente vittima dell'abuso escludente veda ridursi, per effetto della altrui condotta illecita, il margine di profitto che altrimenti realizzerebbe: una contrazione siffatta integra difatti un lucro cessante".

Come è stato rilevato dalla Corte di merito, prosegue la Cassazione, "l'aver mantenuto Teleunit le offerte alla clientela nei range compatibili con i costi sostenuti "ha comunque comportato una compressione degli utili che essa avrebbe realizzato se avesse affrontato, come Telecom e le sue divisioni interne, costi inferiori. Non vi è ragione per negare che il danno copra, nella specifica evenienza in esame, anche la perdita che si determina per effetto dell'assorbimento del maggior costo sostenuto da Teleunit per l'accesso alla terminazione".

Del resto, continua la decisione, le Guidelines dell'Unione europea precisano che, nelle pratiche di esclusione, il mancato guadagno può essere causato sia da minori entrate, che dai maggiori costi, quando l'infrazione influisca sul prezzo di un fattore produttivo e che, inoltre, gli utili che si sarebbero realizzati in uno scenario di non infrazione, o utili controfattuali, possono essere calcolati detraendo i costi stimati in uno scenario di non infrazione, o costi controfattuali dai ricavi attesi in assenza dell'infrazione, o ricavi controfattuali. E nella specie, la Corte di appello ha operato proprio in questa direzione: ha infatti calcolato l'utile che Teleunit avrebbe conseguito in presenza di un costo di terminazione non discriminatorio.

In conclusione, scrive la Cassazione, "deve riconoscersi che in caso di comportamenti aventi finalità escludente consistenti in discriminazioni di prezzo, come quelli nella specie riferibili al gestore del servizio di telecomunicazione in posizione dominante nei mercati wholesale della terminazione delle chiamate su rete mobile, il risarcimento del danno dovuto al concorrente vittima dell'abuso è comprensivo della perdita che si determina per effetto dell'assorbimento del maggior costo sostenuto da parte di questo per l'accesso alla terminazione e, in assenza di altri elementi rappresentativi del danno, può essere liquidato in tale misura".

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