Giustizia

Cartabia: «I processi lunghi sono un vulnus per tutti»

di Giovanni Negri

È con la lettura di passaggi della lettera ricevuta pochi giorni dopo il suo insediamento dalla madre di una vittima sul lavoro che, anziana, dispera di ottenere giustizia in tempi ragionevoli, che ieri mattina la ministra Marta Cartabia ha aperto, al Senato, la sua relazione sullo stato del sistema giudiziario. Una scelta fatta perché «processi irragionevolmente lunghi» rappresentano un danno per tutti, per i condannati, per gli innocenti, soprattutto per le vittime e per la società. E allora il tema della durata dei procedimenti giudiziari non può che essere centrale nella riflessione di Cartabia, al di là degli impegni presi con l’Europa per una riduzione dei tempi: «I grandi e nobili principi costituzionali ed europei hanno bisogno di solido realismo e di pragmatica concretezza per non ridursi a vuota retorica».

E la relazione, passaggio ormai canonico di inizio anno, che nel gennaio 2021 l’allora ministro Alfonso Bonafede depositò in Parlamento senza che poi fosse votata a causa della crisi del Governo Conte 2, è stata invece ieri approvata da tutti i partiti della maggioranza.

I dati del 2021 intanto sono almeno incoraggianti, seppure ancora insoddisfacenti, dopo il 2020, annus horribilis, che aveva visto aumentare anche in maniera considerevole i giorni per la definizione nei vari gradi di giudizio. E se nel 2021 il confronto e anche lo scontro, all’interno della composita maggioranza del Governo Draghi, si è concentrato sulle soluzioni da dare per restituire un po’ più di certezza ai procedimenti penali, nell’intreccio tra prescrizione e improcedibilità, i numeri testimoniano una sensibile riduzione dei tempi di durata. Ci si sta con fatica riallineando alla durata pre-covid, anche se un effetto di rallentamento è ancora evidente rispetto al 2019 (si veda il grafico a lato).

Per questo Cartabia torna in maniera insistente a ricordare come il lavoro da fare sarà ancora molto. Ora sono state poste solo le basi, ma per il completamento servirà tempo. In questa chiave determinante sarà il monitoraggio costante delle riforme perché, ha sottolineato Cartabia, «partire dai dati è essenziale per scongiurare il rischio di interventi ad impronta emozionale, improvvisati e inadeguati ai bisogni e alla loro dimensione effettiva. Inoltre, misurare con regolarità e accuratezza i risultati dell’azione trasformatrice è necessario per predisporre tempestivi interventi correttivi e integrativi».

Ed è in questa prospettiva che da poche settimane è stato costituito un Comitato tecnico-scientifico per il monitoraggio sull’efficienza della giustizia penale, sulla ragionevole durata del procedimento e sulla statistica giudiziaria, con il compito di effettuare una verifica periodica del raggiungimento degli obiettivi di accelerazione e semplificazione. All’interno del Comitato poi una sezione è dedicata ai reati contro la pubblica amministrazione, per la preoccupazione, condivisa in sede europea, di tenere sotto controllo corruzione, concussione, truffe, delitti sui quali, più di altri, si misura oggi la credibilità internazionale della nostra risposta penale.

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