Penale

Via libera definitivo alla riforma penale

Il Senato ha definitivamente approvato questa mattina (23/9) la riforma del processo penale con 177 sì e 24 no

di Giovanni Negri

Quella della giustizia penale è stata la più tormentata delle riforme, almeno sinora, per il Governo Draghi. E ieri pomeriggio il testo della legge delega ha ricevuto la fiducia del Senato sui due articoli che lo scandiscono, mentre questa mattina è atteso il voto finale sul complesso del provvedimento già approvato poche settimane fa dalla Camera. In poche ore la ministra della Giustizia Marta Cartabia incassa l’approvazione di due interventi chiave anche in prospettiva Pnrr. Martedì sera, in prima lettura, infatti, sempre il Senato aveva dato il via libera alla riscrittura del Codice di procedura civile.

Le polemiche

È stata tuttavia la riforma della procedura penale e, più nel dettaglio, l’individuazione di un meccanismo che consentisse di superare la nuova prescrizione, in vigore dal 2020 e fortemente voluta dal primo Governo Conte e dall’allora ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, a tenere lungamente impegnata la maggioranza. Forte infatti è stata la connotazione identitaria assunta soprattutto per i 5 Stelle dal tema della durata dei processi, in chiave di giustizia negata per effetto dell’estinzione provocata dalla prescrizione.

Molto si è allora dovuto spendere, intervenendo anche in prima persona, il premier Mario Draghi, in un luglio rovente. Ma la stessa ministra, che pure inizialmente aveva presentato una proposta assai meno complessa di quella poi concordata, ha dimostrato alla prima vera prova dei fatti, un buon grado di flessibilità sui contenuti e di capacità nello spendere la propria credibilità di giurista al di sopra delle parti nella gestione delle tensioni tra forze politiche.

Ancora ieri pomeriggio, il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, nel suo intervento in Aula ha dichiarato di votare con convinzione una riforma che «ci porta fuori dalla riforma Bonafede, verso una dimensione nuova». Ma nello stesso tempo Renzi ha attaccato l’uso politico delle inchieste giudiziarie fatto «a destra come a sinistra» e sottolineato la subalternità della politica alla magistratura e ai singoli pubblici ministeri.

I nodi strutturali

Certo, al di là dell’assai articolato sistema di improcedibilità che dovrà colpire i procedimenti penali incapaci di rispettare i tempi di durata in appello e Cassazione (confermando il blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado), la riforma si pone obiettivi ambiziosi, il taglio del 25% della durata dei giudizi, intervenendo su una serie di storture che non da oggi affligge il nostro sistema penale.

Cartabia stessa, ancora di recente, ne ha ricordata qualcuna. Il numero assai significativo di assoluzioni, per esempio: negli ultimi 3 anni, ci sono state ogni anno 125mila assoluzioni in primo grado e circa 14.000 in secondo grado all’anno, su una media di 440.000 processi, circa il 35% quindi. E, se è vero che un’assoluzione non testimonia il fallimento del processo, dimostrando piuttosto anche l’esistenza di un sistema in grado di tutelare gli innocenti, nello stesso tempo «troppe volte, in alcuni distretti più di altri - ha sottolineato la ministra -, si esercita l’azione penale senza un vaglio critico dell’effettiva possibilità di trovare riscontri nel dibattimento».

Il rinvio a giudizio

In questo senso, a essere resa più severa è la regola per il rinvio a giudizio: per celebrare un processo non è sufficiente avere elementi per sostenere l’accusa, ma il pm deve chiedere l’archiviazione quando gli elementi acquisiti nelle indagini preliminari non consentono una ragionevole previsione di condanna. Ma sull’esercizio dell’azione penale, altro punto assai controverso, saranno le singole Procure a dovere definire le priorità tenendo conto delle specificità del territorio e delle risorse disponibili, ma dovranno farlo nel contesto di criteri generali che sarà il Parlamento a dovere identificare.

Il registro indagati

E sempre alla massima cautela nell’aprire un procedimento penale invitano le norme che vietano di fare seguire all’iscrizione nel registro degli indagati qualsiasi conseguenza sul piano civile o amministrativo, corroborando la presunzione d’innocenza . Ma da segnalare c’è anche la possibilità per il gip di retrodatare l’iscrizione stessa, verificandone la tempestività, e la discovery degli atti come effetto dell’inerzia del pm nell’esercizio dell’azione penale al termine delle indagini.

I riti alternativi

La riforma, preparata da un denso lavoro svolto da una commissione tecnica guidata dal presidente emerito della Corte costituzionale Giorgio Lattanzi, interviene poi su numerosi punti del processo penale, cercando di evitare che un buon numero di procedimenti approdi al dibattimento. In questa prospettiva deve essere interpretata un lungo elenco di misure, che vanno dal potenziamento dei riti alternativi, con l’impulso dato al patteggiamento o al giudizio abbreviato. Ma in questa direzione va anche la modifica delle condizioni di procedibilità, con l’estensione delle querela, l’allargamento dei casi in cui può scattare la causa di non punibilità per tenuità del fatto.

La giustizia riparativa

Tra i punti sistematici più innovativi, l’affidamento al Governo di una disciplina organica della giustizia riparativa, con la definizione di programmi condivisi tra vittima e condannato che potranno essere favorevolmente considerati sia nel corso del procedimento penale sia nella fase esecutiva.

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