Comunitario e Internazionale

Consiglio d’Europa, per gli oganismi di mediazione arriva il nuovo Codice etico

di Marco Marinaro

Nel corso dell’assemblea plenaria del Cepej - Commissione per l’efficienza della giustizia del Consiglio d’Europa - svoltasi a Strasburgo nei giorni 3 e 4 dicembre 2018, i rappresentanti dei 47 Stati membri hanno approvato all’unanimità il Codice di condotta europeo per gli organismi di mediazione.

Il Codice è stato redatto dal gruppo di lavoro sulla mediazione del Cepej che è impegnato nello sviluppo e diffusione di strumenti utili a implementare le raccomandazioni e le linee guide del Consiglio d’Europa sul ricorso alla mediazione nei diversi settori (civile, familiare, amministrativo e penale) e sull’armonizzazione delle discipline previste dagli Stati membri. Il gruppo di lavoro è attualmente impegnato nella stesura di una legge modello.

Nei contenuti il Codice potrebbe consentire in Italia un rapido adeguamento del Dm 180/2010 per la mediazione civile e commerciale. Infatti, i princìpi affermati dal Cepej non solo possono essere adottati volontariamente dagli organismi che operano nel settore, ma costituiscono un invito agli Stati membri del Consiglio d’Europa alla loro adozione nelle rispettive normative nazionali quali standard utili ad innalzare il livello qualitativo dei servizi e all’armonizzazione delle discipline vigenti.

Nel Codice europeo un ruolo cardine è assunto dalle norme a tutela della qualità e della competenza con una particolare attenzione ad aspetti funzionali e strutturali; per cui si richiede – ad esempio - che «vengano mantenuti fondi sufficienti, capacità amministrativa e un numero adeguato di mediatori affiliati»; ma anche che «il personale di segreteria o di case management sia adeguatamente formato nell’assistenza alle parti e a ai mediatori durante l’intera procedura di mediazione»; ed ancora che «gli uffici e le stanze per le mediazioni siano facilmente accessibili, segnalati, adeguatamente equipaggiate e confortevoli per tenere sessioni di mediazione».

Specifico rilievo viene poi riservato alla trasparenza e alla comunicazione prevedendo che gli organismi di mediazione debbano avere un sito Internet «continuamente aggiornato e facile da consultare» con la pubblicazione di informazioni come «la natura e la storia dell’organismo, i nomi dei soci, degli affiliati, del management e dei principali portatori di interessi»; «i nomi, i curriculum vitae aggiornati e le competenze professionali dei mediatori che forniscono i loro servizi sotto i suoi auspici».

Quale standard minimo per il profilo etico si suggerisce l’adozione del Codice di condotta europeo per i mediatori e si ribadisce con chiarezza l’obbligo per gli organismi di «essere indipendenti e imparziali nei confronti di tutti i litiganti e consulenti legali» ritenendo che non dovrebbero essere offerti servizi di mediazione «insieme ad altri servizi professionali o attività commerciali estranee alla risoluzione delle controversie». Infine, vengono indicate le regole per eliminare i potenziali conflitti di interesse, per la regolamentazione di meccanismi di reclamo e per l’adozione di misure necessarie a proteggere la riservatezza delle procedure di mediazione.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©