Amministrativo

Data Center: normativa “work in progress”, opportunità e prospettive per gli operatori

La proposta di legge n. 1928, attualmente all’esame della Camera dei Deputati, prevede una delega al Governo per l’adozione, entro sei mesi, di uno o più decreti legislativi volti a disciplinare l’organizzazione, lo sviluppo e la semplificazione autorizzativa dei CED

In un momento, come quello attuale, di transizione digitale, trainato dalla diffusione dell’intelligenza artificiale e da una domanda crescente di infrastrutture altamente tecnologiche, i data center – o “centri di elaborazione dati” (CED) – seppur presenti sul territorio nazionale già da diversi anni, stanno progressivamente acquisendo un ruolo cruciale, tanto nel settore privato quanto in quello pubblico.

A fronte di un trend di crescita costante (stando a quanto riportato dall’Osservatorio Data Center del Politecnico di Milano, nel 2024 si è registrato un incremento del 17% della potenza IT installata rispetto all’anno precedente, con 75 MW aggiuntivi e un totale che ha raggiunto i 513 MW, a cui Milano, da sola, contribuisce con 238 MW), tuttavia, il sistema normativo vigente non è ancora attrezzato per supportare pienamente questo sviluppo. Gli operatori del settore (investitori ma anche funzionari che si trovano ad esaminare ed approvare i progetti) devono infatti confrontarsi con regole incerte, tempistiche imprevedibili e forti disomogeneità locali, spesso derivanti dalla frammentazione delle competenze tra le amministrazioni coinvolte.

Nel 2024 si sono però registrati segnali di cambiamento. A giugno 2024, la Regione Lombardia ha adottato la Delibera di Giunta XII/2629, che fornisce indicazioni ai Comunisull’inquadramento urbanistico e ambientale dei data center. È stato confermato che tali strutture sono compatibili con le destinazioni d’uso produttive e direzionali e i CED sono stati “incasellati” in cinque categorie (hyperscale, colocation, edge, HPC e cripto-mining), a seconda delle dimensioni, delle capacità di calcolo richieste e del fabbisogno energetico. Sul piano ambientale, la delibera distingue tra le diverse soglie di potenza termica nominale, stabilendo quando applicare la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) o l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). Viene inoltre promosso l’uso di strumenti di compensazione e perequazione territoriale, per redistribuire i benefici derivanti dagli insediamenti tecnologici in favore delle comunità locali.

Anche a livello nazionale qualcosa si è mosso. Ad agosto 2024, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha pubblicato le proprie linee guida per le procedure di valutazione ambientale dei data center. Pur trattandosi – anche in questo caso – di un atto non cogente, il documento rappresenta un importante riferimento per orientare le amministrazioni locali, gli operatori e i soggetti incaricati della progettazione.

Oltre a chiarire quali procedimenti ambientali (VIA, VAS, AIA) devono essere di volta in volta seguiti per l’approvazione di un progetto di realizzazione di CED (in base alla potenza termica aggregata), le linee guida sottolineano altresì la necessità di una visione integrata delle valutazioni, che tenga conto della pluralità di aspetti che vengono in rilievo nella fase di progettazione, insediamento e dismissione di un data center e che, pertanto, devono essere oggetto di valutazione preliminare. Gli impatti da considerare includono non solo le emissioni atmosferiche o acustiche ma anche il consumo di suolo (viene incoraggiato l’uso di aree brownfield), la gestione delle risorse idriche, i rischi da eventi accidentali, la compatibilità paesaggistica/culturale e gli effetti cumulativi, anche potenziali, con altri impianti presenti sul territorio.

Dei tentativi di disciplina, dunque, ci sono stati ma non è ancora abbastanza. Manca una cornice normativa nazionale chiara e vincolante. È in questo vuoto che si inserisce la proposta di legge n. 1928, attualmente all’esame della Camera dei Deputati. Il testo prevede una delega al Governo per l’adozione, entro sei mesi, di uno o più decreti legislativi volti a disciplinare l’organizzazione, lo sviluppo e la semplificazione autorizzativa dei CED.

L’obiettivo è duplice: da un lato, chiarire l’inquadramento giuridico di queste infrastrutture e definire procedure autorizzative semplificate e trasparenti; dall’altro, promuovere lo sviluppo tecnologico del settore, in coerenza con le strategie europee. Al centro vi è anche il tema della protezione dei dati: i CED gestiscono spesso informazioni sensibili appartenenti a settori strategici come la sanità, le telecomunicazioni e la finanza. Diventa quindi prioritario assicurare livelli elevati di sicurezza fisica e digitale, in linea con gli standard europei in materia di cybersecurity e infrastrutture critiche.

Il disegno di legge indirizza poi altri aspetti: a livello fiscale, viene prospettata la possibilità di detrazione o deduzione fiscale per i contributi destinati alla costruzione o ristrutturazione di data center; a livello socio-economico, si guarda alle potenzialità dei data center in termini di sviluppo economico, occupazione qualificata e ritorni per le comunità locali, anche mediante meccanismi di sviluppo sostenibile.

In definitiva, l’Italia si trova oggi in una fase decisiva per definire un “ecosistemanormativo favorevole allo sviluppo dei data center. Le iniziative del MASE e della Regione Lombardia, insieme al disegno di legge nazionale in corso di esame, rappresentano i primi tasselli di una strategia più ampia. Perché il Paese possa attrarre e consolidare investimenti in questo settore, è necessario che il legislatore garantisca certezza del diritto, uniformità applicativa e integrazione tra i diversi livelli decisionali, evitando duplicazioni e contraddizioni. La sfida è rendere compatibile la crescita dell’infrastruttura digitale con la tutela dei territori, l’efficienza amministrativa e la sicurezza dei dati. I presupposti ci sono. Ora servono rapidità, efficienza e (quel che a volte manca) visione.

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*Gianluca Gariboldi (partner) e Donatella Di Gregorio (senior associate), PedersoliGattai

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