Penale

Linee guida Dap per affettività in carcere: due ore e stanza con servizi chiusa da fuori

Pronte le linee guida dopo la sentenza della Consulta n. 10/2024. La biancheria - asciugamani, lenzuola o altro – dovrà essere portata “direttamente dalle persone autorizzate al colloquio intimo e sottoposta a controllo”

di Francesco Machina Grifeo

Dopo il via libera della Consulta (sentenza n. 10/2024) arrivano le Linee guida del Ministero sulla affettività in carcere. Una vera e propria rivoluzione per i detenuti. I “colloqui intimi”, si legge nel documento, saranno concessi nello stesso numero di quelli visivi fruiti mensilmente e avranno durata massima di due ore. Ne potranno usufruirne soltanto il coniuge, la parte dell’unione civile o la persona stabilmente convivente, l’accertamento, è demandato al Direttore dell’istituto e in taluni casi all’Autorità Giudiziaria, sarà automatico per coloro che già siano stati ammessi ai colloqui visivi o telefonici.

La camera dovrà essere arredata con un letto e avere i servizi igienici. Non sarà invece possibile la chiusura dall’interno. All’esterno sarà sorvegliata da personale di Polizia penitenziaria “adeguatamente equipaggiato” per il controllo dei detenuti e delle persone ammesse ai colloqui intimi nonché per l’ispezione del locale prima e dopo l’incontro. A individuare i locali idonei all’interno delle strutture penitenziarie saranno i Provveditori, che dovranno anche adottare le misure organizzative necessarie potendo utilizzare anche gli altri istituti della regione, diversi dunque da quelli dove si trova il detenuto.

“La circolare - sottolinea Patrizio Gonnella, presidente di Antigone - fornisce indirizzi operativi per garantire il diritto all’affettività. Molto è rinviato ai Provveditori ed ai direttori. Il diritto dovrà essere pienamente assicurato a livello territoriale. Ci auguriamo che tutte le carceri si adeguino per tempo. Le sentenze della Consulta vanno rispettate. Non ci sono più giustificazioni per ulteriori ritardi. Abbiamo bisogno di promuovere un modello detentivo che sia più umano e che guardi alla Costituzione per costruire reali percorsi di reinserimento sociale”, conclude Gonnella.

Da una ricognizione effettuata dal DAP, la platea di potenziali beneficiari è di quasi 17mila detenuti su 22.547 che hanno effettuato colloqui in presenza con coniuge o convivente. Sono stati esclusi quelli sottoposti a regimi detentivi speciali previsti dagli articoli 41-bis e 14-bis dell’Ordinamento Penitenziario (per ragioni di sicurezza o esigenze di mantenimento dell’ordine e della disciplina), quelli che hanno usufruito almeno di un permesso nell’anno (1.659) e quelli che hanno commesso almeno una infrazione disciplinare (3.976), che non potranno usufruirne prima di un periodo non inferiore a sei mesi. In ogni caso non possono accedere al beneficio i detenuti sorpresi con sostanze stupefacenti, telefoni cellulari od oggetti atti a offendere.

Le linee guida sono firmata dal Capo del Dap facente funzioni Lina di Domenico e sono state trasmesse a Provveditori, Direttori e Comandanti di reparto degli istituti penitenziari.

La circolare arriva a ridosso della risposta di ieri al question time, in cui il Ministro Nordio ha affermato che su 189 istituti penitenziari “solo 32 hanno confermato allo stato l’esistenza di uno spazio idoneo alla affettività dei detenuti previa attuazione di ingenti e corposi interventi strutturali. Gli altri 157 istituti hanno dichiarato di non aver a disposizione spazi adeguati”.

“È triste – aveva commentato Nordio - dover ammettere che tante volte la realtà confligge con quello che è il dato normativo o giurisprudenziale, il problema delle nostre carceri si è stratificato in decenni e decenni, queste innovazioni mi vedono perfettamente d’accordo, ci stiamo lavorando al massimo e però ripeto miracoli non ne possiamo fare”.

Individuati anche i criteri di priorità considerato che la mancanza di spazi “sufficienti a soddisfare tutte le domande non può costituire ragione di rigetto della richiesta”. E allora la precedenza verrà accordata: ai detenuti che non beneficiano di permessi premio, né di altri benefici penitenziari che consentano di coltivare i rapporti affettivi all’esterno; ai detenuti, compresi gli imputati, che a parità di condizioni con altri devono espiare pene più lunghe e che sono in stato di privazione della libertà da più tempo.

La persona ammessa al colloquio intimo sottoscriverà un consenso informato sulla “tipologia dell’incontro da cui risulti in specie che lo stesso avverrà in assenza di controlli diretti da parte della Polizia penitenziaria”.

Viene poi raccomandata “particolare cura nella parte motivazionale dell’eventuale provvedimento di diniego dell’istanza”.

La biancheria necessaria - asciugamani, lenzuola o altro – dovrà essere portata “direttamente dalle persone autorizzate al colloquio intimo e sottoposta a controllo”. Le pulizie, da effettuarsi al termine di ogni colloquio, e la sanificazione ove necessaria, saranno, invece, svolte da un detenuto lavorante ammesso al regime ex art. 21 O.P. interno, che non abbia quindi contatti con la restante popolazione detenuta.

La circolare sottolinea poi lo “straordinario impegno amministrativo” richiesto per “individuare soluzioni in linea con quanto statuito dalla Consulta”. In ultimo viene rimarcata “l’esigenza di video sorvegliare le zone antistanti i locali destinati ai colloqui intimi ed i percorsi per raggiungere i predetti locali”. Di regola, si renderà necessario l’accompagnamento sia dei familiari che dei detenuti.

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