Abusi edilizi, la grave malattia del minore non ferma l’abbattimento della palazzina
Secondo la Cassazione il rispetto delle norme edilizie consente anche di tutelare la salute
Le gravi condizioni di salute del minore suscettibile di aggravamento nel caso di cambio di ambiente non fermano l’abbattimento della palazzina realizzata abusivamente dal padre. La Cassazione, con la sentenza 48820/2023, sottolinea anzi come la misura sia tesa alla tutela della salute pubblica e di chi abita gli immobili.
In particolare i giudici di legittimità sottolineano come il ricorso respinto «non spende alcuna valutazione circa l’effettiva compatibilità, con la grave patologia, di un ambiente di vita sorto in totale violazione di ogni previsione edilizia e sanitaria, comprese le norme a presidio della salubrità degli ambienti (ad esempio, dimensioni minime del locali, altezze, rapporto di aeroilluminazione, regolarità degli impianti); deve rilevarsi, infatti, che il diritto alla salute, specie a fronte di patologie gravi e invalidanti, trova attuazione in primo luogo ponendo il malato in un ambiente – non necessariamente ospedaliero – del tutto salubre, edificato ed attrezzato nel pieno rispetto della disciplina di legge, proprio perché questa è volta a garantire il benessere di chi abita in quei luoghi, proprio perché malato».
«In altri termini – argomentano i giudici – il rispetto della normativa in materia edilizia risponde non solo all’ovvia esigenza di tutelare un bene collettivo, come tale sottratto alla libera ed indiscriminata disponibilità dei singoli, ma anche alla necessità che questi stessi possano usufruire del bene in sicurezza, proprio perché regolarmente edificato, tutelando la propria saluti e la propria incolumità – in sintesi, il proprio benessere – anche (e soprattutto) per l’ipotesi di eventi superiori come le calamità naturali (si pensi alla normativa antisismica o a tutela del rischio idrogeologico) o, per l’appunto, le malattie o situazioni invalidanti che costringano un soggetto a vivere, magari costantemente, all’interno di uno spazio chiuso».